Vigilia di enorme tensione quella che il mondo sta vivendo in diretta tv e sui social come la cronaca di un’invasione annunciata.
Tutti si chiedono che cosa potrà accadere, quando Israele -che sta ammassando le truppe- farà il suo ingresso col pieno delle forze e dell’alta tecnologia militare a Gaza, come da giorni ha dichiarato, dando tempo e invitando gli incolpevoli civili palestinesi a ritirarsi subito a sud della Striscia per non incorrere nella pesante controffensiva in arrivo.
Tutti, inoltre, hanno capito che sradicare il cancro di Hamas, l’organizzazione terroristica di ispirazione islamica che è andata a cercare gli altrettanto innocenti civili israeliani all’insegna di un’inaudita “caccia all’ebreo” kibbutz per kibbutz, decapitando una quarantina di bambini, neonati compresi, è l’unica scelta per non morire.
Perché con quelle atrocità commesse, senza precedenti tra le nefandezze umane della storia più recente, Hamas vuole la fine dello Stato ebraico all’insegna di un antisemitismo alimentato con le parole e col sangue.
Dunque, a fronte del diritto alla difesa che Israele intende esercitare per la sua esistenza, il regime teocratico in Iran soffia sul fuoco dietro le quinte e lancia minacce di intervento, mentre la Cina dice di sostenere i Paesi islamici e la causa palestinese. E Putin, l’aggressore dell’Ucraina, tace.
Tra silenzi assordanti e moniti inquietanti nessuno sa prevedere quali risvolti internazionali potrà avere la guerra in Medio Oriente, nel momento in cui Israele farà valere con le armi e in pieno, cioè dal cielo, dal mare e dalla terra, il suo diritto alla vita. Con l’ulteriore dovere per i soldati israeliani di distinguere i terroristi dagli inermi, per non passare dalla parte del torto pur avendo ragione. Come evitare l’involontario coinvolgimento dei tantissimi palestinesi -molti bambini-, che con le mostruosità di Hamas non c’entrano. Anzi, ne sono le vittime sacrificali.
In questo scacchiere tra la vita e la morte, l’Occidente sta con Israele, che è, tra l’altro, l’unico Paese occidentale dell’area. Ma consiglia al Paese amico così vilmente ferito, e che intanto colpisce con l’aviazione sul confine libanese in risposta a un sospetto attacco degli Hezbollah, un intervento “proporzionato” alla gravità del crimine subìto.
Il mondo attende con ansia la mossa di Israele. Ma consapevole, specie in Occidente, dei valori in gioco: l’esistenza di uno Stato e la libertà di tutti.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi