Per un soffio, e quel soffio sembra quasi il vento lieve di papa Francesco, che cerca, solitariamente, di spingere la Chiesa a camminare con passo più svelto nel mondo che cambia. Per un soffio soltanto, dunque, cioè appena un voto sopra il quorum richiesto, il Sinodo dei vescovi ha approvato la possibilità di dare la comunione ai divorziati, delegandone la decisione ai pastori che potranno e dovranno discernere caso per caso. “Discernere”, cioè distinguere, è il verbo che già si associa all’esito dei lavori durati tre settimane e preceduti non solo dai continui stimoli del Papa, ma pure da un sinodo preparatorio, un concistoro e persino sondaggi popolari per capire gli umori del popolo cattolico sulla famiglia, il grande tema del confronto. La relazione finale è stata votata da una maggioranza di due terzi. Un percorso condiviso che è fatto di differenze fra vescovi conservatori e riformisti, ma che non lascia sul campo né vincitori né vinti. Apertura sui sacramenti (non era scontato) e chiusura sulle unioni omosessuali, ribadendo che il matrimonio è fra uomo e donna. Nessuna concessione su questo, se non l’aiuto offerto dalla Chiesa. Inoltre il documento indica la tolleranza zero su abusi e pedofilia.
Chi si aspettava la rivoluzione, specialmente per come il sinodo s’è svolto fra segreti, veleni e perfino la notizia-bomba, ma infondata del Papa visitato da un oncologo giapponese per un supposto tumore benigno al cervello, resterà deluso: la Chiesa bimillenaria non ha rimesso in discussione la sua visione sulla modernità. Meno che mai i suoi valori che nessuno, tantomeno il Papa, chiedeva di rivedere.
Ma lo spiraglio concreto che si è aperto sull’antica questione del dare o no la comunione a chi viene meno all’impegno, davanti a Dio, di una vita in comune “nella buona e nella cattiva sorte”, questione che per i credenti rappresenta uno degli atti simbolicamente più importanti della propria religione e della propria vita, è una novità prudente (“caso per caso”), eppur di rilievo. Non per niente Francesco, sempre pronto a dire pane al pane, ha commentato con soddisfazione l’esito del sinodo, dicendo che i veri difensori della dottrina “non sono quelli che difendono la lettera, ma lo spirito, non le idee, ma l’uomo, non le formule, ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono”. Par di capire che il vento nuovo si sia fatto sentire, senza sconvolgimenti, com’è nella storia della Chiesa. E quel sofferto voto di maggioranza sulla comunione ai divorziati ne è la più attuale testimonianza.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi