Vincere la guerra, ma perdere la pace. Non poteva essere peggiore, vent’anni dopo, il disastro della missione Nato su mandato dell’Onu. Vi hanno partecipato quasi 40 nazioni dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 negli Usa, il Paese che ha voluto e guidato l’intervento militare per sradicare il terrorismo in Afghanistan, dove germogliava, e aiutare la popolazione.
Invece, Kabul torna nelle mani dei talebani, che hanno già annunciato la rinascita dell’Emirato islamico. “Ci cercano casa per casa”, raccontano i testimoni che hanno collaborato con le forze multinazionali, e per i quali ora scatta la vendetta. La gente scappa aggrappandosi ai carrelli degli aerei che decollano, e precipita nel vuoto. Peggio della caduta di Saigon ai tempi del Vietnam.
Esodo drammatico, ma l’addio non è uguale per tutti. C’è la fuga della disperazione e c’è la fuga della viltà dei governi occidentali. Gli americani, che con 4 presidenti -W. Bush e Obama, Trump e Biden- sono i principali responsabili dell’assoluta mancanza di strategia sotto gli occhi del mondo, hanno mandato 3 mila Marines non per salvare gli afgani indifesi, ma per aiutare i propri connazionali a squagliarsela.
L’Italia ha pianto 55 caduti e 700 feriti, e investito quasi 9 miliardi di euro: per rivedere le donne discriminate e le scuole di nuovo sbarrate?
Il tradimento dell’Occidente non ci può esimere dal dovere europeo di accogliere i profughi e dall’impegno per indurre i fanatici al potere almeno a cessare la violenza contro i loro cittadini.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi