Il ribaltone francese

Se le proiezioni del ballottaggio in Francia saranno confermate dal conteggio ufficiale del voto, la carica dei 501 collegi in ballo porterà al ribaltone. Nessuna maggioranza assoluta né relativa, come pur si ipotizzava dopo il primo e vincente turno, per il Rassemblement national di Marine Le Pen, che stavolta verrebbe anche scavalcato dal nuovo Fronte popolare in testa per numero di seggi.

Dunque, le sinistre, compresa l’estrema, al posto che sembrava ormai acquisito dalla destra radicale, invece destinata a diventare il terzo schieramento della competizione. Perché sarebbe stata sorpassata anche da Ensemble, il movimento che fa capo a Emmanuel Macron, con un clamoroso “ritorno” di eletti. A sua volta accompagnato da una buona e anche questa inattesa affermazione dei Repubblicani, cioè i gollisti contrari all’intesa con i nazionalisti di Le Pen.

La grande sorpresa delle urne è stata resa possibile dall’alta affluenza -sintomo che i francesi consideravano cruciale questa prova elettorale d’appello, e dai molti appelli-, e dai “blocchi contro” che si sono costituiti di gran corsa per impedire il bis della Le Pen e la prospettata nomina del giovane Jordan Bardella a primo ministro.

Se da una parte il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, può tirare un sospiro di sollievo per l’azzardo compiuto, cioè aver sciolto l’Assemblea nazionale in anticipo e all’improvviso per mettere gli elettori di fronte al bivio del Rassemblement national a governare la Francia oppure no, dall’altra sarà per lui molto complicato formare un esecutivo privo delle due ali estreme di sinistra e di destra. Posto che Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra, già reclama il diritto a governare allo “sconfitto presidente Macron”. Che ha sì impedito, con la mossa dello scioglimento stile “o la va o la spacca” la vittoria della destra radicale, ma ora si trova a dover fare i conti col radicalismo di sinistra.

“Francia gettata in braccio all’estrema sinistra, ha vinto l’alleanza del disonore”, è l’accusa del deluso Bardella al presidente della Repubblica.

A vincitori e vinti Macron replica che “il blocco centrista è vivo”. Ma dall’Eliseo trapela che “non è chiaro chi governerà”. Rischio di instabilità proprio alla vigilia delle Olimpiadi fra venti giorni, e che di certo indurranno Macron a non tergiversare.

Dovrà decidere presto, ma con quale maggioranza in un Parlamento diviso in quattro blocchi, di cui due incomunicabili tra loro e comunque politicamente non utilizzabili, se la Francia vorrà evitare derive estremiste?

Forse si profila un governo tecnico guidato da un Mario Draghi francese? Ma il suo programma votato da chi? Oppure si troveranno i consensi per una coalizione macroniana con l’appoggio parlamentare, di volta in volta, dei riformisti d’ogni parte?

Intanto, Bruxelles guarda all’inaspettato rebus di Parigi con un misto di liberazione e preoccupazione.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova