Reddito di cittadinanza, istruzioni per l’uso con sorpresa. Secondo Maurizio Del Conte, che è il presidente dell’Agenzia nazionale preposta al coordinamento delle politiche attive del lavoro (Anpal) per chi cerca un’occupazione e per ricollocare i disoccupati, una “vasta e maggioritaria” quota dei potenziali beneficiari del contributo pubblico non sarebbe dotata degli strumenti informatici necessari per potersi collegare con le piattaforme del web, come invece impone la legge.
In pratica, senza internet molti cittadini che avranno il diritto all’assegno, rischieranno di non poterlo far valere. Quasi un paradosso non solo rispetto all’appena presentata, con effetti scenografici, “carta gialla”, attraverso la quale i richiedenti con i requisiti in regola potranno usufruire del reddito di cittadinanza, ma soprattutto rispetto alla rivendicata strategia dei Cinque Stelle. Che sono i fautori della novità e i promotori della comunicazione digitale come forma importante di democrazia diretta.
E invece il presidente dell’Anpal riferisce che tra i possibili beneficiari, a fronte dell’80 per cento di chi in Valle d’Aosta possiede questi strumenti della comunicazione ormai imprescindibili, soltanto un terzo di loro li abbia nel Lazio, in Toscana e in Campania. E appena il 12,4 ne disponga in Molise, fanalino di coda. Tutte aree del Paese destinate, come e più di altre, al sussidio di Stato.
Si vedrà quanto questa incoerenza telematica potrà influire sulla platea di un milione e settecentomila nuclei interessati a tale reddito (circa quattro milioni di persone). E’ facile immaginare l’infittirsi delle code alla Posta e ai Centri di assistenza fiscale dal prossimo 6 marzo, quando partiranno le domande per ricevere l’assegno potenzialmente valido per 18 mesi. Ma è singolare che il problema dei navigatori mancati sia stato sottovalutato -stando ai dati Anpal, che è un’istituzione vigilata dal ministero del Lavoro-, da chi teorizza da sempre la portata rivoluzionaria e popolare del web.
Tuttavia, non è solo questa contraddizione ad animare il dibattito di chi contesta il reddito di cittadinanza quale risorsa per rimettere l’Italia in cammino. Si va dalle obiezioni del mondo sindacale per il requisito della residenza decennale che penalizzerebbe i bisognosi stranieri (“rischia di innescare una guerra tra poveri”), a quelle degli industriali, che paventano la disincentivazione al lavoro.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi