Sarà un alpino a guidare la campagna di primavera contro il Covid-19. Con una mossa dopo l’altra, e all’insegna di un decisionismo tanto silenzioso quanto pragmatico, Mario Draghi continua a costruire la nuova squadra per affrontare l’emergenza sanitaria e la ricostruzione economica. All’indomani del cambiamento al vertice della Protezione civile, il presidente del Consiglio manda a casa anche Domenico Arcuri, la figura dai molti compiti che più si associava all’esecutivo-Conte.
Draghi neppure aspetta la scadenza del mandato dell’ormai ex commissario straordinario (scadenza che, oltretutto, sarebbe arrivata a fine mese), e lo sostituisce subito col generale di Corpo d’Armata, Francesco Paolo Figliuolo. E’ un apprezzato militare, da due anni comandante logistico dell’Esercito, con molte e importanti esperienze internazionali alle spalle, dall’Afghanistan al Kosovo. Ora dovrà affrontare la battaglia campale, realizzando il piano nazionale per la vaccinazione di massa con l’obiettivo di immunizzare entro l’estate almeno metà della popolazione. “Contro il virus metterò tutto me stesso, lavorando per la nostra Patria e per i nostri connazionali”, è la sua prima dichiarazione.
Con l’arrivo del generale Figliuolo, insignito di numerose onorificenze anche dal Quirinale, si chiude il cerchio della svolta voluta da Draghi: la politica dei banchi a rotelle e delle misure confuse e insufficienti va definitivamente in archivio. Adesso la scommessa del nuovo governo è di affidare a ciascuno il suo ruolo di emergenza, confidando nelle persone più competenti per settore. Senza farsi irretire dai plausi della politica (la zampata di Draghi è festeggiata da tutto il centrodestra e da Matteo Renzi) e senza più assegnare missioni onnicomprensive a una sola persona. In pratica, ora deve valere il principio della responsabilità, a cui lo stesso Figliuolo sarà chiamato come gli altri, dal nuovo capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, a Franco Gabrielli, che lascia la guida della Polizia perché nuova autorità delegata da Palazzo Chigi ai Servizi segreti.
Ma il primo a dover rispondere delle sue scelte sarà lo stesso Draghi, che sta lavorando di persona con i suoi esperti -cominciando dal ministro dell’Economia, Daniele Franco- al piano per la ripresa.
Discontinuità, dunque. Anche nella scelta di comunicare le novità dopo che sono state fatte, al posto dei troppi vuoti annunci a reti unificate.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi