Il disgelo è avvenuto su un tema che, da almeno un quarto di secolo, ispira la più fervida fantasia di ogni governo: come abbassare le imposte nel Paese che vanta -si fa per dire-, il terzo debito pubblico più alto del mondo. Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i vicepremier costretti a incontrarsi per evitare di dirsi addio dopo settimane di dure polemiche, hanno deciso che cosa li unirà d’ora in avanti: la questione fiscale. Essa dovrà diventare non solo la bandiera della loro ritrovata intesa -almeno finché non si affronteranno i problemi ancor più urgenti e bollenti, come la Tav-, ma anche la priorità politica per la maggioranza gialloverde. “Servono misure straordinarie e nessun aumento delle tasse per lo sviluppo dell’economia”, certifica un comunicato congiunto Cinquestelle e Lega sull’avvenuta riunione, definita “positiva e proficua”.
Ma su quali basi Di Maio e Salvini coltivano la speranza di poter tagliare la tassazione più elevata d’Europa, come da tempo sanno i contribuenti italiani? Si citano, a sostegno della speranza, i maggiori incassi dell’Irpef e dell’Iva “quasi dell’8 per cento” e la diminuzione della disoccupazione nel primo quadrimestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2018.
Eppure, tra il dire e il fare c’è la lettera con cui Bruxelles ha messo Roma sull’avviso di una possibile procedura d’infrazione proprio a causa dei conti che non tornano. Secondo i commissari europei, l’Italia non avrebbe rispettato le regole sul debito, che rischia di trasformarsi in “fonte di vulnerabilità” per l’economia. Anche Mario Draghi, presidente della Bce, ammonisce il nostro Paese sul dovere di ridurre il rapporto tra debito e Pil con un piano “che dev’essere credibile”.
Dunque, da Bruxelles a Francoforte è questa l’aspettativa di tutte le istituzioni. Ecco perché la forza del dialogo, anziché dell’anatema, con chi mette in dubbio la credibilità delle scelte economiche del governo, è l’unica via per avviare il percorso della risalita.
In questo contesto l’annunciata riduzione delle tasse diventa a sua volta credibile se inserita in una complessiva, competente e condivisa in Parlamento grande riforma del fisco.
Se invece tale priorità è puro slogan estivo (stile la tanto declamata tassa piatta), resteremo il popolo più tartassato e contemporaneamente indebitato d’Europa.
Pubblicato su Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi