La partita del Veneto si complica o forse si chiarisce: dipende dall’approccio con cui la maggioranza di centrodestra vorrà ora giocarla.
A ributtare il pallone in campo è stato Matteo Salvini con una metafora calcistica: “Squadra che vince non si cambia”. Di fatto il leader della Lega, cioè dell’imprescindibile alleato di governo nazionale e regionale, blinda la figura di Luca Zaia e il ruolo del Carroccio nel territorio. Un forte messaggio che arriva anche dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (“tutti con Luca”), mentre Massimiliano Romeo, presidente dei senatori del Carroccio, chiede direttamente a Giorgia Meloni di trovare una soluzione, affinché “gli alleati leali e collaborativi siano soddisfatti”.
In ballo c’è la difficile quadratura del cerchio: l’ipotesi di un terzo mandato che la legge in vigore, tuttavia, non consente. Il Parlamento e la Corte Costituzionale hanno a loro volta riaffermato il concetto con decisioni diverse e recenti.
Del resto, era stata la stessa presidente del Consiglio, non per caso ora destinataria dell’appello leghista, a bocciare l’idea di cambiare la legge per introdurre la possibilità del tris per i presidenti regionali. Al punto che il Consiglio dei ministri ha appena impugnato una legge regionale della Campania che, con una sua interpretazione del decorso per conteggiare i mandati, avrebbe permesso a Vincenzo De Luca di tentare di fare il governatore per la terza volta di seguito.
Non ci sono spiragli giuridici, ecco perché la partita diventa politica a livello nazionale ed è la Meloni a doverla “arbitrare”. In modo che tutti i giocatori e le squadre in lizza vedano rispettati non esclusivamente i propri consensi -sulla base dei quali i meloniani di Fdi reclamano la candidatura alla guida del Veneto-, ma anche il ruolo delle forze rappresentate. E il modo con cui esse hanno amministrato il territorio.
In sostanza, la richiesta leghista è di un particolare riconoscimento per Luca Zaia e per il Carroccio, che nel Veneto ha sempre avuto una delle sue roccaforti.
Nella disputa non è da meno Forza Italia, che con il coordinatore regionale, Flavio Tosi, ripropone l’unità della coalizione come sicura ricetta “per tornare a vincere”. Della serie: il terzo mandato non esiste e la Lega farebbe male a correre da sola (eventualità, peraltro, che l’appello leghista alla Meloni allontana).
Come finirà la partita appena ricominciata?
E’ molto improbabile che nella maggioranza, impegnata nell’intento di portare a termine un governo di legislatura per la prima volta nella storia della Repubblica, qualcuno voglia rompere per partito preso, dispetti o capricci l’equilibrio che tiene insieme Fdi, Lega e Forza Italia. Oppure che la diversità di opinioni sul terzo mandato da parte della sola Lega inneschi un conflitto che finirebbe per danneggiare tutto il centrodestra e complicare la riconquista dell’importante Veneto nello scacchiere nazionale.
Se la politica è l’arte del compromesso, il caso-Zaia è l’ultimo rompicapo per una maggioranza con i suoi contendenti oggi sulle barricate.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova