Una “pace giusta” per l’Ucraina e il taglio di 5 punti del cuneo fiscale, l’innalzamento del limite nell’uso dei contanti e la certezza della pena, una più veloce attuazione del Piano di ripresa e resilienza. Molti gli impegni del governo annunciati nella replica di Giorgia Meloni al Senato. Ma la parte più articolata dell’intervento è stata dedicata a “una delle nostre grandi priorità”, come ha precisato lei stessa: l’energia.
Per la prima volta la presidente del Consiglio ha spiegato in concreto quale sarà la strategia del nuovo esecutivo per contrastare il caro-bollette e la dipendenza dell’Italia dal gas proveniente dall’estero.
Si prospettano misure immediate, per far fronte alle gravi difficoltà delle imprese e delle famiglie. E misure strutturali per rendere il nostro Paese sempre più indipendente dalle crisi internazionali.
Nel primo caso, il governo conta di ricavare risorse dagli extraprofitti ed extragettiti per affrontare l’emergenza “con interventi ben calibrati”. Nel secondo, sbloccando le procedure burocratiche e superando l’ideologismo che da troppo tempo impediscono lo sviluppo del settore e degli impianti necessari. A costo di dichiarare per legge “opere strategiche” le attività impantanate da cavilli borbonici e furori politici o campanilistici, così da poter consentire al Paese di crescere e alle aziende di lavorare all’insegna di una sostenibilità ambientale ed economica.
Tra le cose da fare subito e gli investimenti a lungo termine, il governo intende colpire la speculazione dei costi alle stelle con il tetto al prezzo del gas e la separazione tra costo del gas e altre fonti. Decisioni da prendere a livello europeo. Ma anche e intanto con provvedimenti nazionali, se a Bruxelles non si trovasse l’accordo sperato.
Sul gas, dunque, il governo si gioca la prima carta post-elettorale sul piano interno e internazionale. Ai cittadini dovrà dimostrare se, quando e come sarà in grado di tradurre gli impegni anticipati al Senato in atti legislativi a sostegno di imprese e famiglie. All’estero dovrà percorrere una nuova via italiano-europea lontana da Mosca, ma pure da Pechino, perché non sarebbe ragionevole passare “dalla dipendenza del gas russo a quella delle materie prime cinesi”, come ha sottolineato la Meloni.
Da ieri il governo ha la fiducia del Parlamento. Il governo è in piena carica: l’ora degli annunci è finita.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi