Se il buongiorno del nuovo governo si vede dai primi provvedimenti del Consiglio dei ministri, il segnale è chiaro sulla legalità e in chiaroscuro sulla sanità.
Nel primo caso l’esecutivo riafferma l’autorità dello Stato in due campi diversi, ma con la stessa severità: l’introduzione di un reato innovativo per scoraggiare la pratica -e punirla col carcere fino ai 6 anni e con multe salate- per gli organizzatori di raduni che possano mettere in pericolo la sicurezza, la salute o la vita dei cittadini. In sostanza, si procederà d’ufficio contro i cosiddetti rave party, che da tempo avevano trovato facile rifugio da tutta Europa in Italia, dove la legislazione permissiva consentiva l’illegalità nei luoghi occupati, deturpati e danneggiati.
Le persone residenti e impotenti di fronte a tali iniziative denunciavano, ma le forze dell’ordine poco o niente potevano fare contro il vandalismo.
Adesso cambia tutto e linea dura. La stessa linea che è stata seguita anche contro i mafiosi condannati e detenuti che si rifiutino di collaborare con la giustizia. Per i quali l’esecutivo conferma l’ergastolo ostativo, ossia l’impossibilità di ottenere benefici penitenziari. E’ un istituto che la Corte Costituzionale aveva considerato eccessivo, ma il governo ha voluto, ciononostante, ribadirlo, “perché la lotta alla mafia è un obiettivo”, come ha detto Giorgia Meloni, rivendicando il forte “ritorno” dello Stato. Sullo sfondo il rinvio della riforma-Cartabia “per ragioni solo organizzative”.
Diverso e controverso, invece, il capitolo Covid. La presidente del Consiglio contesta l’”approccio ideologico e restrittivo” dell’ex ministro-Speranza e il suo successore, Orazio Schillaci, così spiega la doppia novità: sì al mantenimento dell’obbligo di indossare le mascherine negli ospedali, ma anche fine dell’obbligo di vaccino per il personale sanitario.
Tale seconda misura sarebbe giustificata dal miglioramento della situazione. Ma il leader del Pd, Enrico Letta, attacca: il primo atto del governo “è premiare i No Vax”. Posizioni politiche opposte, dunque.
Se la strategia può essere oggi rivista, perché la pandemia fa meno morti e meno ricoveri gravi di ieri pur contagiando di più, appare però insensato porre sullo stesso piano la stragrande maggioranza degli italiani che s’è vaccinata con responsabilità, e la minoranza degli anti-vaccino.
Si può scommettere: è una polemica destinata a durare.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi