Addio alle domeniche gratis nei musei d’Italia. O forse no. Come un fulmine a ciel sereno, il ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, tuona, cioè decide, che una delle scelte più innovative del suo predecessore Dario Franceschini, sarà presto cancellata, perché costa troppo per lo Stato. E poi -osserva- migliaia di stranieri che arrivano, restano increduli: com’è possibile che la nazione col più vasto patrimonio storico-artistico dell’umanità lo regali alla vista del mondo una volta alla settimana? Ma subito divampa la polemica (“difficile spiegare che il Principe di Machiavelli si può leggere gratis in biblioteca e la Primavera di Botticelli si deve vedere a pagamento”, ironizza anche Vittorio Sgarbi), e il ministro Bonisoli fa una mezza marcia indietro: “Non vogliamo abolire la gratuità, ma aumentarla, differenziando orari, giorni e città, perché Milano non è Pompei”. Domenica è sempre domenica, ma non è chiaro come andrà a finire.
Nelle stesse ore del detto e contraddetto sui musei, la Commissione parlamentare di Vigilanza boccia il candidato voluto da Lega e Cinque Stelle per la presidenza della Rai: la maggioranza dei due terzi necessaria per la nomina di Marcello Foa non è stata raggiunta perché, ai voti contrari di Pd e Leu, s’è aggiunto il “non possumus” dei rappresentanti di Forza Italia, usciti dall’aula perché non consultati dall’alleato Salvini sul nome proposto. Mentre Foa si rimette al parere del ministro dell’Economia che l’ha formalmente indicato, anche Salvini dà il suo parere, “riconfermargli assolutamente la fiducia”. Innescando, così, un braccio di ferro con l’istituzione che non ha dato il vincolante via libera e con l’alleato Berlusconi per l’”assurdità” della convergenza parallela col Pd. “Il governo non può ignorare la posizione della Vigilanza”, è il distinguo di Luigi Di Maio sul pasticcio.
Regna l’incertezza, e non risparmia neppure le scelte strategiche. La Tav ne è diventata la metafora quotidiana. Salvini ripete che “si farà” e il ministro pentastellato Danilo Toninelli ribadisce un concetto ben diverso: assicura la valutazione approfondita di tutte le ipotesi, “compresa quella di recedere dalla prosecuzione dell’opera”.
Tanto che il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, deve intervenire per ricordare che la Tav non è una rotonda di paese, bensì la principale opera pubblica che si sta costruendo in Europa.
Grande è la confusione sotto il cielo della già caldissima estate italiana.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi