Il cessate il fuoco in Ucraina è ancora lontano, ma almeno lo scontro sul gas per l’Italia sembra per ora scongiurato. Le forniture da Mosca non saranno tagliate, ha assicurato Putin a Draghi nel corso di una telefonata fatta dal nostro presidente del Consiglio per sbloccare le fondamentali esportazioni di grano a beneficio dei Paesi più poveri del mondo. Per caso ha sentito anche spiragli di pace da parte dell’interlocutore? “No”, la secca risposta di Draghi.
Naturalmente l’impegno di Putin sul gas, tutto da verificare e riguardante anche altre nazioni d’Europa, non esime il governo dal continuare a cercare fonti alternative per non dipendere più dalla Russia per il 40 per cento del fabbisogno nazionale. Ma al traguardo dell’indipendenza economica forse si potrà arrivare con una maggiore e finora insperata fiducia, cioè con tranquillità.
Un’altra e più concreta prova di fiducia arriva invece dall’Istat, che rileva nel mese di marzo un aumento del fatturato dell’industria al netto dei fattori stagionali come il più alto da gennaio 2000. Nonostante gli effetti della guerra sull’economia.
La terza iniezione di fiducia è piccola, ma non meno significativa, perché rappresenta la riduzione più consistente degli ultimi sei anni, come ha sottolineato il presidente del Consiglio.
Si parla del calo della pressione fiscale che il governo prevede per quest’anno: lo 0,4 per cento in meno rispetto al 2021. Siamo ancora distanti dall’abbattimento robusto e strutturale da tempo sollecitato per far volare i consumi e la ripresa. Ma quello zero virgola, se confermato, rappresenterà comunque un’inversione di tendenza.
Fra guerra ed energia, fra produzione industriale che sale e imposte destinate a scendere restano le tensioni fra i partiti. Anche se Draghi si dice tranquillo sul raggiungimento degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza entro giugno e sull’azione del governo.
Ma le diverse e continue fibrillazioni di Salvini e di Conte su questioni rilevanti (dalle armi all’Ucraina, alla riforma del catasto, ai balneari), le liti plateali col Pd, i distinguo da Forza Italia, tutto finisce nel tritacarne che indebolisce il governo di unità nazionale e il riconquistato ruolo dell’Italia a Bruxelles e nel mondo. Per puro amor di polemica non si vanifichi lo sforzo dei cittadini per far ripartire il Paese in un momento tanto difficile per tutti.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi