Non sarà una riunione come le altre, quella di domani al Consiglio europeo. Al primo punto del vertice Ue di più alto livello, i capi di Stato o di governo dovranno decidere come continuare ad aiutare l’Ucraina a difendersi per ritrovare la via della pace. Ma dovranno farlo dopo la novità geopolitica di queste ore, a un anno e oltre di guerra in corso: la Cina che fa la sua prima mossa importante nello scacchiere internazionale.
Volando da Putin per presentargli il “piano di pace”, Xi Jinping è entrato da protagonista nel grande gioco per fermare la guerra e ritagliarsi un nuovo ruolo nel mondo. Ma la circostanza che Putin abbia accolto con tutti gli onori il presidente cinese, e che a Mosca si dica che il piano in dodici punti “può essere la base per un accordo”, mentre si rafforza l’asse economico e tecnologico con Pechino, preoccupa l’Occidente. Non tanto per una proposta che al primo posto pone il rispetto della sovranità territoriale di tutti i Paesi, e quindi il presupposto che l’aggredito Zelensky e i suoi difensori euro-atlantici richiedono per intavolare una trattativa.
Ciò che, invece, allarma l’Europa e soprattutto gli Stati Uniti è il momento prescelto: un cessate il fuoco adesso per discutere di un piano di pace già avallato da Mosca, significherebbe consentire all’aggressore, che è in difficoltà, d’avere il tempo per riarmarsi e tornare alla carica non appena il negoziato dovesse bloccarsi. Il piano, dunque, farebbe il gioco dell’inaffidabile Putin, contro il quale la Corte penale internazionale per crimini di guerra ha emesso un mandato di cattura per la deportazione di bambini dall’Ucraina alla Russia. Ma tale richiesta di arresto è criticata da Pechino, a conferma della vicinanza con Mosca che agita l’Ue e gli Usa.
La risposta indiretta al piano che per ora non convince, l’hanno già data Washington e Londra, intensificando l’invio e il tipo delle armi a Kiev (proiettili all’uranio impoverito nel caso degli inglesi) per la difesa.
Sostenere l’Ucraina è considerato la premessa perché l’aggredito possa negoziare pace e non resa. E’ la via europea percorsa anche dall’Italia.
“Io metto la faccia sulle scelte che faccio”, ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “E’ falso che inviare armi significhi sottrarre risorse ai cittadini”. Al Senato passa la risoluzione della maggioranza pro Kiev, Onu e diritto internazionale. Oggi tocca a Montecitorio, ultima tappa prima di Bruxelles. Dove l’Ue dovrà rispondere alla Cina più vicina.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi