Affondare il coltello nella polemica o prendere la pala per il manico e fare la cosa giusta? Andare alla ricerca delle colpe originarie o del tempo perduto? Insomma, continuare a rinfacciarsi le responsabilità di almeno trent’anni di inerzia politico-istituzionale oppure prendere spunto dalla frana ad Ischia per cambiare musica e mettere finalmente in sicurezza tutte le zone del territorio nazionale a rischio?
Il governo è al bivio e anche al Parlamento si presenta un’occasione irripetibile sull’onda dell’acqua e del fango che ha travolto gli abitanti e le case di Casamicciola e dintorni: quella di utilizzare le grandi risorse previste nel PNRR, il piano italiano di ripresa, per risanare il Paese dal grave dissesto idrogeologico che lo tormenta in troppe aree e da troppo tempo. Si parla di un importo di 2,5 miliardi di euro che sono stati messi a disposizione per investimenti diretti proprio alla tutela del territorio e delle risorse idriche. Un impegno preciso e cronometrato. Il Piano, infatti, stabilisce che, per mettere in sicurezza 1,5 milioni di cittadini oggi in pericolo, entro il mese di dicembre del prossimo anno dovranno essere assegnati tutti gli appalti pubblici per gli interventi. Ed entro il mese di marzo 2026 tali lavori dovranno essere completati.
Dunque, fra 4 anni l’Italia potrebbe aver in gran parte curato la sua endemica patologia: correre ai ripari a sciagura avvenuta, anziché adoperarsi per prevenirla. Ci sono poi altri 6 miliardi per Comuni anche piccoli per risanare il territorio. Una grande opportunità da non sprecare, in barba allo scontro politico sull’abusivismo e i suoi protettori a turno a suon di condoni o di mancati abbattimenti: materia da magistratura, che dovrà accertare e punire la così evidente violazione delle regole.
“In galera il sindaco o chi lascia costruire”, attacca il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, sollevando un polverone.
“Io invece i sindaci voglio proteggerli, liberandoli dalla burocrazia”, è la reazione del ministro alle Infrastrutture, Matteo Salvini. Che, come altri esponenti anche dell’opposizione (“becero qualunquismo del ministro dell’Ambiente”, accusa Francesco Boccia del Pd), invita a non fare dei sindaci i capri espiatori della vicenda. Intanto, il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, chiede una “radicale revisione” dei condoni.
Ma il PNRR è l’arma più potente. Anche delle polemiche.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi