C’è un altro virus che da ancor più tempo s’aggira per l’Italia. Infetta l’economia, colpisce il lavoro, penetra in maniera subdola ovunque esista la possibilità di trarre profitto con l’intimidazione, la violenza, la corruzione sperando di non essere scoperti o puniti: è la patologia della criminalità organizzata con le sue varie declinazioni -mafia, camorra, ‘ndrangheta-, il nuovo, antico male da estirpare.
Ma ora che dall’Europa arrivano 191,5 miliardi di euro per la ripresa (e il primo bonifico di 24,9 miliardi, di cui 9 a fondo perduto, è già stato versato), la sfida italiana si gioca anche sulla “capacità di spendere bene e con onestà questi fondi”, come ricorda Mario Draghi. Che ammonisce: “L’Italia è determinata a prevenire e reprimere qualsiasi tentativo di frode e di infiltrazioni criminali a tutela dei cittadini, delle imprese e dell’Ue”.
Per farlo, il presidente del Consiglio punta molto sulla collaborazione europea, che ha già mostrato con atti preventivi e monitoraggio di saper contrastare pericolose incursioni nell’economia legale durante i lunghi mesi di pandemia e di restrizioni non solo sanitarie. A maggior ragione questa strategia dovrà valere adesso che il Paese riparte con l’ambizione di investire, ricostruire, crearsi il proprio futuro.
Blindare e attuare il piano di ripresa e resilienza con rigore: ne va della credibilità dell’Italia e della sua immagine nel mondo, questioni che il governo non può eludere. Anche sradicare il crimine è un primario interesse nazionale.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi