Non è ancora passato un anno da quando, il 18 luglio 2022, Luca Serianni fu investito da un’automobile ad Ostia, mentre attraversava sulle strisce vicino a casa sua.
Erano le 7.30, trasportato al San Camillo sarebbe morto tre giorni dopo.
Lascerò a coloro che interverranno il compito di ricordare uno dei più grandi linguisti italiani, docente per più di 5 mila studenti (i conti li ha fatti lui stesso nell’ultima ed epica lezione alla Sapienza), componente di tutte le principali istituzioni chiamate a valorizzare la nostra magnifica lingua nazionale -dall’Accademia della Crusca alla Società Dante Alighieri- e motore di iniziative che hanno dato un futuro di modernità all’antica lingua dove il “sì” continua a suonare in Italia e nel mondo.
Se la lingua italiana è l’autobiografia della Nazione, Luca Serianni è stato un Virgilio del nostro tempo, illuminandone il cammino.
Io ho avuto il piacere e la fortuna di intervistarlo, mi correggo, di volerlo intervistare più volte, nei programmi televisivi che ho condotto alla Rai e a La7, e nei giornali per i quali scrivo, a cominciare da Il Messaggero.
Confesso che in tv la prima volta ero molto preoccupato, perché prima di entrare in trasmissione il professor Serianni si presentava inversamente proporzionale al peso di sapienza per cui l’avevo invitato: un uomo dimesso, di poche e scarne parole, quasi intimidito e così intimidiva anche me. Che succede, se nell’intervista mi risponde a monosillabi, come paventavo?
Naturalmente, quel primo incontro, come tutti gli altri, rivelarono non solo l’essenziale competenza, ma anche l’amore mai sbandierato, eppur profondo per la lingua italiana. Risposte esaurienti, comunicative e con un filo di percettibile ironia romana, cioè una grande ironia.
Nelle pubblicazioni che lo ricordano, e che mi avete gentilmente inviato, spesso i suoi colleghi e allievi usano una parola a cui io ricorro con parsimonia: Maestro. Quella parola, che nel mio campo giornalistico io riservo per uno solo dei tanti direttori che ho avuto -Indro Montanelli, il Maestro del Giornale in cui mi sono a lungo formato molti anni fa-, rivela il lascito che Luca Serianni lascia per sempre, e non solo ai tanti che gli hanno voluto bene.
Maestro Serianni e Maestro Montanelli, indirettamente legati dal filo visibile della lingua italiana, che entrambi conoscevano fin dentro i meandri della Storia e non solo della Letteratura.
Il linguista Serianni e il narratore Montanelli, la lingua italiana è proprio l’autobiografia della Nazione.
E noi oggi, colleghi, allievi, amici e conoscenti di Luca Serianni vogliamo continuare a sfogliare il capitolo di chi, nell’ultima lezione, così disse ai suoi studenti: “Voi rappresentate lo Stato”. E rivendicò, senza citarlo in maniera completa, il secondo comma dell’articolo 54 della Costituzione. Che dice: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”.
E’ l’autobiografia di chi ha contribuito all’autobiografia della Nazione.