Per capire i fatti, basta metterli in fila. A Roma un centinaio di migranti, in maggioranza etiopi ed eritrei, erano accampati da sei giorni in piazza Indipendenza, vicino alla stazione Termini. Quando è arrivata la polizia per farli sgomberare, la reazione è stata violenta: bombole di gas, sassi e bottiglie incendiarie contro gli agenti. Che a loro volta hanno usato idranti e manganelli (e qualcuno ha pure detto “se tirano qualcosa, spaccategli il braccio”) per spegnere la furia di gente che da tempo ha fatto richiesta d’asilo in Italia. Ma che da quattro anni aveva occupato abusivamente un palazzo a due passi dalla piazza del rifugio e dello scontro. In piazza Indipendenza molti immigrati s’erano infatti sistemati dopo che, sabato scorso, la polizia aveva liberato lo stabile da loro occupato. Più o meno quattrocento persone vi abitavano, fra cui trentacinque minori.
A tutti costoro sono state offerte alternative di abitazioni non accettate. I richiedenti asilo vorrebbero continuare a stare insieme per poter frequentare luoghi e istituti del quartiere nel quale vivono e che conoscono. Vorrebbero la certezza di un alloggio definitivo.
In questa storia violenta e amara, ci sono tutti gli ingredienti di come non si deve affrontare il problema dell’immigrazione. Intanto, non bisognava consentire a nessuno l’occupazione abusiva di uno stabile, e per quattro lunghi anni. Poi occorreva spiegare ai rifugiati (ma toccava farlo ai politici, non ai poliziotti) che, se possibile, ben volentieri l’accogliente capitale d’Italia offrirebbe l’opportunità di restare in centro. O di un alloggio per sempre. Ma se questa prospettiva risulta ardua per gli stessi italiani, l’idea d’avere comunque un tetto, ovunque esso sia, va colta e raccolta con gratitudine, non certo a colpi di pietra. Non si rifiuta un’abitazione, fosse anche in periferia.
Quanto alla polizia non è bello vederla all’opera contro donne, bambini e gente in difficoltà. Ma gli agenti sono stati chiamati a porre fine a due abusi: l’occupazione prima di un palazzo e poi di una pubblica piazza. Sono, invece, le istituzioni e gli amministratori a dover programmare le cose in modo da evitare l’illegalità, dando risposte concrete a chi, oltretutto, le richiede in modo ufficiale. Risposte, dunque, senza far degenerare il tutto allo scontro urbano.
La polizia non può togliere le castagne dal fuoco alla politica, che tollera l’illegalità perché non sa governare la regolarità.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi