“Mai più larghe intese con la Cdu”, furono le ultime parole famose, e soprattutto fumose, di Schulz, il leader della Spd in Germania. Quattro mesi dopo il proclama, il Signornò si appresta a formare di nuovo il governo della cosiddetta grande coalizione con Frau Angela Merkel. L’uno e l’altra sconfitti alle elezioni, eppure costretti in nome dell’interesse nazionale a rimettersi insieme a Berlino, trovando onorevoli compromessi su tutte le questioni strategiche per il Paese.
Anche in Spagna popolari e socialisti, che si amano come cani e gatti, convivono da tempo all’insegna della stabilità. Il primo ministro e conservatore Rajoy ha i numeri risicati in Parlamento e ogni provvedimento che conta, passa soltanto perché il Pse l’appoggia o si gira, costruttivamente, dall’altra parte: la finzione politica per l’unità della Spagna. La prova suprema è di questi giorni, quando popolari e socialisti all’unisono hanno fatto fronte comune contro i secessionisti in Catalogna. La patria anteposta all’ideologia, il bene comune alla ovvia contrapposizione fra chi guarda a destra e chi a sinistra.
Presto anche la nostra Italia potrebbe trovarsi nella stessa condizione di tedeschi e spagnoli, ossia senza un largo vincitore in termini di voti e autosufficiente per seggi parlamentari. Non c’è bisogno dell’oracolo dei sondaggi, che pure tale ipotesi annuncia: è la stessa e incommentabile legge elettorale, basata sul vecchio e resuscitato principio proporzionale, a prefigurare l’esito tra almeno tre forze (centrodestra, centro-sinistra e pentastellati), non lontano gli uni dagli altri. Risultato? Salvo sorprese, forze politiche che in campagna elettorale -come il rigoroso tedesco Schulz-, avranno giurato il “mai” alla grande intesa, saranno invece indotte a venire a patti per dare all’Italia la necessaria governabilità, anziché lasciarla in balìa dell’anarchia istituzionale. Non è un auspicio: è aritmetica.
Ma, come insegnano Berlino e Madrid, a volte anche le soluzioni innaturali e indigeste per i rispettivi elettorati possono portare un po’ di bene dal male. Il bene, inestimabile, della stabilità rispetto al male di elettori delusi nel vedere che il “loro” candidato presidente o partito si mette d’accordo con l’antagonista. Se così sarà, e tutto lascia supporre che sarà, l’importante è che si faccia come in Germania e Spagna: accordo su poche, ma decisive questioni di interesse nazionale. Esattamente l’opposto di un inciucio per tirare a campare.
Pubblicato su Bresciaoggi