Un indizio è solo un indizio, due indizi sono due indizi, ma otto trimestri di fila di aumento dell’occupazione diventano una prova incoraggiante.
La offre l’Istat, che nella nota sul mercato del lavoro segnala: nei primi tre mesi di quest’anno gli occupati sono cresciuti di oltre mezzo milione rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In termini di percentuali siamo a un +2,3 e a uno +0,4, se il confronto dei primi tre mesi del 2023 si facesse con gli ultimi tre del 2022.
La ripresa dell’occupazione “dopo il brusco calo generato dagli effetti della pandemia” -come ricorda l’Istituto nazionale di statistica-, in realtà era già iniziata dall’aprile del 2021 con successivi aumenti degli occupati a ritmi prima sostenuti, poi rallentati e infine di nuovo risaliti, e riguarda sia dipendenti a tempo indeterminato che indipendenti.
In sostanza, la tendenza in atto di un calo dei disoccupati e degli inattivi si riferirebbe più alla componente a tempo pieno che non a quella a tempo parziale e influirebbe anche sul minor ricorso alla cassa integrazione.
In compenso l’Istat indica pure nei primi tre mesi del 2023 un “rilevante” aumento del costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente -ossia la considerazione sul numero di lavoratori a tempo pieno per un anno-, “che raggiunge valori tra i più alti in sede storica” (+1,8 per cento in confronto al trimestre precedente, con un aumento sia delle retribuzioni sia soprattutto degli oneri sociali).
Sono dati e osservazioni che il governo farà bene a valutare per la sua politica sul lavoro e per le necessarie misure, sempre più invocate da ogni parte, per tagliare ancora i costi che sono penalizzanti per le imprese e privi di benefici per i lavoratori.
Intanto, dagli Stati Uniti arriva un altro segnale incoraggiante per l’Europa: a maggio il dato sui prezzi al consumo si è attestato ai minimi rispetto agli ultimi due anni. Secondo gli analisti, questo dovrebbe indurre la Federal Reserve a prendersi una pausa nella sua ininterrotta battaglia contro l’inflazione a colpi di rialzi dei tassi intrapresa da oltre un anno. Un risultato migliore delle attese.
Il vento d’ottimismo che arriva d’Oltreoceano potrebbe contribuire a migliorare le prospettive economiche di un continente che da oltre un anno vive le incertezze e gli effetti della drammatica guerra in Ucraina.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi