E’ stato un esordio insolito per Giuseppe Conte. Con 171 voti favorevoli e 117 contrari -curiosamente lo stesso numero, ma a cifre invertite-, il suo governo ha ottenuto la fiducia al Senato. E nel suo primo intervento il presidente del Consiglio ha battuto ogni precedente primato di durata: ha parlato un’ora e undici minuti, interrotto sessantun volte da applausi. Ma la novità principale rispetto alla consuetudine del primo giorno di scuola in Parlamento per un capo del governo, è che Conte non ha provato ad attenuare il radicalismo dei temi con cui, dal reddito di cittadinanza all’immigrazione, alla legittima difesa -tutti temi espressamente citati-, i Cinque Stelle e la Lega hanno fatto la loro fortuna elettorale. Al contrario, ha chiarito che l’ormai famoso “contratto” sarà proprio il programma dell’esecutivo. Che “populisti” significa ascoltare la gente. E che lui stesso sarà l’”avvocato degli italiani” anche in Europa e nel mondo, fermando il “business dell’immigrazione” e guardando agli Stati Uniti come all’”alleato privilegiato”. Ma annunciando un’apertura importante alla Russia (e citando, già che c’era, Dostoevskij e Puskin).
Dunque, resterà deluso chi s’aspettava qualche ripensamento politico magari per accattivarsi un po’ di benevolenza dal Pd o da Forza Italia, che infatti hanno votato contro come la sinistra Leu, mentre i 25 astenuti appartengono soprattutto a Fratelli d’Italia. Così come deluso sarà chi s’attendeva l’indicazione di come trovare e quante risorse impiegare per impedire l’aumento dell’Iva e realizzare le “misure rivoluzionarie” -parole di Conte- delle aliquote fisse per riformare il fisco. I pur annunciati tagli alle pensioni d’oro, carcere per i grandi evasori e addio ai privilegi della politica non basteranno per far quadrare i conti in rosso dello Stato. Ma i conti di Conte saranno presto svelati con la legge di bilancio, dove il libro dei sogni -quello più controverso, la Tav, è rimasto nell’ombra- dovrà indicare con chiarezza i capitoli di copertura.
Ecco la sfida per il “governo del cambiamento”, come il capo dell’esecutivo ha ripetuto in aula, assicurando che la politica uscirà dalla lottizzazione nella sanità e che la giustizia sarà orientata verso la certezza della pena, con modifiche alla prescrizione e innovazioni al conflitto d’interessi. Dopo il voto di oggi a Montecitorio, il governo comincerà il lungo e difficile cammino: dalle novità ai fatti.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi