C’è stato l’effetto-sardine. Stando agli exit poll, cioè al sondaggio elettorale a campione fatto all’uscita dai seggi, si va a una vittoria di Stefano Bonaccini (centrosinistra) in vantaggio su Lucia Borgonzoni (centrodestra) nel voto politicamente più atteso in Emilia-Romagna. Un divario chiaro anche se ristretto, confortato dalla prima proiezione. Già si delinea, invece, un più netto successo del centrodestra con Jole Santelli su Pippo Callipo, candidato del centrosinistra, nell’appuntamento regionale in Calabria.
Dunque, stando così le cose, la spallata di Matteo Salvini si è fermata a Bologna. E l’aver riconquistato l’Emilia-Romagna per il centrosinistra significherebbe almeno due cose: aver arrestato la sequenza di sconfitte regionali di fila subìte negli ultimi tre anni (dodici su tredici elezioni perse, dalla prima in Sicilia alla penultima in Piemonte). Ma, soprattutto, aver trasmesso nuovo e fresco ossigeno al governo-Conte, che molto rischiava, se il centrodestra avesse preso (o prendesse, se il voto definitivo dovesse rovesciare l’exit poll) pure la più importante regione rossa per eccellenza.
Invece, l’esito elettorale preannunciato consente alla maggioranza giallorossa di poter tirare un sospirone di sollievo e giovarsi del conforto politico-elettorale tutt’altro che scontato. E probabilmente arrivato (lo scopriranno poi le analisi sul voto) sull’onda di un sorprendente e fortissimo ritorno alle urne di cittadini che in precedenza le avevano disertate per delusione nei riguardi dei propri referenti a sinistra. Tutto lascia, invece, supporre che l’effetto-sardine, con un’affluenza alle urne quasi raddoppiata in Emilia-Romagna rispetto a cinque anni fa, abbia prodotto quella mobilitazione in parte civica (apprezzamento per l’amministrazione dell’uscente Bonaccini), in parte politica, cioè anti-salviniana, alla base della vittoria “annunciata” del centrosinistra.
Per consolarsi, il centrodestra può guardare alla Calabria. E sperare nell’inevitabile competizione che nascerà nella maggioranza pur rinfrancata dal voto emiliano-romagnolo, ma con un Pd più vigoroso e agguerrito, perché decisivo nella riscossa di Bonaccini, rispetto ai Cinquestelle. Destinati, dunque, a cambiare gli equilibri nel governo giallorosso e d’ora in poi rossogiallo, che può intanto superare lo scoglio più insidioso della sua difficile navigazione.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi