L’ascolto senza precedenti che ha ottenuto il discorso di fine anno del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (il 65 per cento dell’intero pubblico televisivo; oltre 15 milioni di telespettatori), rivela almeno due cose: la fiducia che gli italiani ancora nutrono per le Istituzioni credibili e perciò degne della massima attenzione. E quanto il Coronavirus, a cui non per caso Mattarella ha dedicato gran parte dell’intervento, sia tuttora considerato la priorità assoluta da battere per poter ripartire nell’anno appena cominciato con una vita quasi normale. “Vaccinarsi è un dovere e io lo farò non appena sarà possibile”, ha detto il capo dello Stato, indicando alla politica chiamata a decidere, e non solo al Paese sintonizzato sul piccolo schermo, quale sarà la strada per uscire dall’incubo della pandemia e riaccendere il motore dell’economia. Si svolta col vaccino.
Ma il capo dello Stato non userà il privilegio del ruolo per anticipare il turno di punture che gli spetta, e che dovrà arrivare dopo quello riservato ai medici, agli operatori sanitari e agli anziani. Il primo cittadino d’Italia attenderà esattamente come tutti i comuni cittadini, senza la smania di offrire il braccio alla siringa e soprattutto alle telecamere, come è già capitato a politici in cerca di facile pubblicità.
E’ invece nella sobrietà dei comportamenti, nelle scelte serie e non demagogiche del governo e del Parlamento che si deve trovare la chiave della ripartenza oltre la guarigione. Anche su questo il presidente ha chiesto che il piano nazionale per i fondi europei di rilancio sia “rigoroso ed efficace” per superare “le fragilità strutturali del Paese”. “Questo è il tempo dei costruttori”, ha ammonito, richiamando alla responsabilità, all’unità, alla concretezza.
Il primato degli ascolti per un discorso presidenziale è anche il frutto del buonsenso percepito. Un discorso non in politichese. Quasi l’avviso preoccupato di un padre di famiglia, che sollecita gli italiani a stringersi a coorte come sempre hanno fatto nei momenti più drammatici della storia. Memoria e futuro, perché proprio nel 2021 -ha ricordato Mattarella- s’incrociano gli importanti anniversari della morte di Dante, dell’Unità d’Italia, della salma del Milite Ignoto trasportata all’Altare della Patria e della nascita della Repubblica.
Nell’ultimo anno di mandato, Mattarella ha fatto senza retorica l’intervento più patriottico che le circostanze potessero richiedere.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi