Il Memorandum d’intesa tra l’Ue e la Tunisia firmato a Cartagine lunedì scorso è stato solo il primo passo di una nuova strategia italo-europea sull’immigrazione tutta ancora da costruire. E l’importante vertice di oggi a Roma con i rappresentanti di venti Paesi che si affacciano sul Mediterraneo dovrà dare forma e contenuto a un accordo necessario, ma molto complicato.
A complicarlo, sono prima di tutto gli interlocutori diretti della questione, cioè i governi degli Stati africani da cui partono i barconi della disperazione e che, oltre a essere divisi tra loro e con istituzioni e interessi diversi l’uno dall’altro, non agiscono con gli stessi parametri democratici dei 27 Paesi Ue. Dunque, non sarà facile amalgamare per tutti gli stessi principi di libertà e di rispetto per i cittadini migranti, specie se in grave difficoltà come capita a chi si imbarca alla cieca e si affida a criminali pur di approdare in Europa.
La seconda complicazione è, invece, di chiara marca europea. Al di là dei buoni propositi dei Paesi più a nord del continente, è ovvio che la sensibilità di belgi, olandesi e pure tedeschi non può essere la stessa di italiani, maltesi, greci o spagnoli che col drammatico esodo fanno i conti ogni giorno.
Ma è proprio questa la doppia sfida che tocca a Giorgia Meloni, la presidente del Consiglio che ha voluto questa conferenza per cercare di dare una svolta alla politica fin qui seguita sull’immigrazione, come ha detto.
Per prima cosa la Meloni e i suoi alleati europei dovrebbero pretendere ed accertare che il trattamento riservato dai governi africani ai loro cittadini per evitare che partano, siano degni e rispettosi dei diritti umani. E poi la presidente del Consiglio è chiamata a far capire con determinazione alla parte meno ricettiva d’Europa, purtroppo ampia, che chi sbarca a Lampedusa non arriva in Italia, bensì nell’Unione. Piaccia o no ai governi recalcitranti o che addirittura innalzano muri e reticolati anti-migranti.
Ecco perché l’incontro di Roma rappresenta l’inizio di una lunga trattativa a nord e a sud del Mediterraneo. Con il necessario apporto di ingenti risorse da parte dell’Ue per affrontare un fenomeno che può essere “governato” solo con la massima e leale collaborazione tra europei e africani.
Una grande intesa prima che i barconi prendano il largo, cioè togliendo ai trafficanti di esseri umani la possibilità stessa di operare. E contribuendo da europei a fronteggiare in Africa i gravissimi problemi non solo economici di chi è disposto a lasciare la propria terra a costo di rischiare la propria vita.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi