E così anche alla guida del laboratorio di fisica più importante al mondo -il Cern di Ginevra- per la prima volta nei sessant’anni della sua storia ci sarà una donna. Una donna italiana. Un’italiana che è scienziata giovane: appena cinquantadue anni.
In un colpo solo Fabiola Gianotti ha cancellato tanti luoghi comuni. Non è vero che nell’Europa dei parametri l’Italia sia fuori classifica. La signora della scienza è stata scelta dai suoi colleghi del mondo come numero uno della fisica. Non è vero che, per i giovani che valgono, ci sia solo un destino da “cervelli che fuggono”. Fabiola s’è formata tra Roma e Milano, è approdata al Cern, ma non ha mai interrotto i suoi rapporti professionali con l’Italia. C’è, al contrario, una continuità formidabile nella “scuola italiana” di fisica: dai ragazzi di Via Panisperna che negli anni Trenta stupirono il mondo, alle ragazze di Ginevra che il mondo, oggi, lo stanno cambiando. Ottant’anni di un sogno italiano e universale. Non è vero, infine, che la nomina di Fabiola Gianotti a direttore generale del laboratorio europeo a partire dal 1 gennaio 2016 sia la solita rondine che non fa primavera. Né autunno, data la stagione. Il vertice del Cern a un’italiana fa il paio con quello della Banca centrale europea a un italiano. Lì, a Francoforte, da tempo siede Mario Draghi. Anche lui, oltretutto, scelto da rappresentanti di diverse nazioni d’Europa, e non soltanto dagli italiani.
Da Ginevra a Francoforte, dalla fisica all’economia si smentisce, allora, un altro luogo comune che noi stessi amiamo tramandare, cioè che la nostra cultura sia soprattutto umanistica e letteraria. Come se cinque premi Nobel italiani per la fisica (nell’ordine: Marconi, Fermi, Segrè, Rubbia e Giacconi), non stessero lì a testimoniare che italianità fa rima con universalità anche quando non è Dante Alighieri il grande e riconosciuto protagonista della storia. Del resto, la nazionalità prevalente dei moltissimi ricercatori e studiosi al Cern, e di decine di Paesi, è proprio l’italiana. Fabiola Gianotti non è la bella eccezione alla regola: è la bella regola che non fa eccezione.
Ecco perché la scelta di questa signora nata a Roma, con un Liceo classico e un diploma di pianoforte che sempre rivendica quali tappe fondamentali nei suoi studi, può darci più orgoglio, più tranquillo orgoglio del poco a cui siamo abituati. A fronte del catastrofismo imperante nella politica e nell’antipolitica, davanti a chi vede e teme solo fatali declini e si salvi chi può, di fronte a una classe dirigente che in ogni ambito vede il bicchiere mezzo vuoto anche quand’è mezzo pieno, è importante sapere che in Europa due dei più ambiti ruoli internazionali e istituzionali siano stati “dagli altri” assegnati a italiani. Siamo geniali nel farci del male da soli. Ma Fabiola Gianotti dimostra che a volte siamo geniali e basta.
Pubblicato su Il Messaggero di Roma