Michela Vittoria Brambilla è nata a Lecco nel 1968. Da tre anni è presidente dei giovani imprenditori della Confcommercio, e lei stessa appartiene a una famiglia di industriali, ricoprendo incarichi di amministratore delegato o di presidenza in aziende che operano nel settore dell’acciaio e dell’alimentazione. In passato ha lavorato come giornalista e nella moda. Dall’anno scorso la scelta politica: incontro con Silvio Berlusconi e nascita dei Circoli della libertà, di cui Vittoria Brambilla è leader nazionale.
Non rabbia né indignazione, ma soprattutto distacco e indifferenza si avvertono, in giro, per la politica. Lei, invece, ci si è buttata dentro anima e corpo. Perché si vuole così male?
“Non è vero che ci sia questo distacco tra politica e cittadini. Anzi, c’è una gran voglia di partecipare. Questo almeno è quello che io avverto di fronte all’entusiasmo con cui si stanno moltiplicando i Circoli della Libertà. La distanza vera è tra la gente e questa politica. In poco più di un anno si è creato un solco largo profondo tra chi vive la realtà di tutti i giorni, i suoi sogni e i suoi bisogni, e chi dovrebbe rappresentare gli uni e gli altri. Rabbia sì, indifferenza no. Anzi! Questo è quello che vale per me. E per i tantissimi amici che in questi mesi hanno contribuito a far crescere questo movimento: i Circoli della Libertà sono una realtà”.
Giovane e donna in un mondo dominato da vecchi e maschilisti. Insisto: dove vuole andare a parare?
“Voglio fare bene quello che faccio. Adesso voglio dedicarmi a far crescere i Circoli della Libertà. E non è cosa da poco. Nascono un po’ dappertutto, e io cerco di andare sue e giù per l’Italia per conoscere uno per uno i nostri nuovi amici. E’ vero che la politica italiana è vecchia. Ma questo non dipende sempre dall’età dei politici. Un politico è giovane – uomo o donna, a prescindere dal fatto che si impegnino o meno in politica – quando vuole capire e cambiare il Paese in meglio. Per sé e per i suoi concittadini. Sono vecchi i politici che vogliono conservare le cose come sono; sono vecchi i politici che restano legati ai privilegi. A me accade di sentirmi dire spesso: sei tu il cambiamento. Una bella responsabilità: ma credo di essere percepita come giovane, proprio sulla base di questa voglia di dedicarmi al cambiamento del mio Paese, non per l’età anagrafica. Per quanto riguarda il maschilismo, le confesso, è un tema che nella mia vita non ha mai avuto molto peso. Purtroppo molte donne sono discriminate, ma ahimé questo riguarda non solo la politica”.
Ci racconti la prima volta che s’è detta: sai che ti dico? Farò politica…
“E’ stato tutto abbastanza casuale. Avevo iniziato a occuparmi della mia associazione imprenditoriale, la Confcommercio, prima con un incarico provinciale, poi come presidente dei Giovani Imprenditori a livello nazionale. E poi…”.
Tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi lei ha scelto, notoriamente, quest’ultimo. O è lui che ha scelto lei?
“Sì, diciamo che una buona fetta di responsabilità ce l’ha il presidente Berlusconi. L’avevo conosciuto tanti anni fa quando ero una giovane giornalista di Mediaset. Poi l’ho ritrovato come presidente del Consiglio nel corso delle mie prime uscite come presidente dei “Giovani di Confcommercio”. Infine, pochi mesi fa, diciamo lo scorso autunno, mi ha parlato del grande progetto dei Circoli della Libertà. Mi sono entusiasmata e l’ho fatto mio”.
Ma Gianfranco Fini, Pierferdinando Casini e altri aspiranti come l’hanno presa, cioè quanto rosicano?
“Voi giornalisti in queste vicende siete un po’ cattivelli. Spesso è grazie ai vostri titoli o alle vostre forzature che si dipingono delle lotte che in verità non si consumano. Nel caso di Fini e Casini si tratta di due personalità diverse, credo anche con ambizioni personali diverse. Ma non credo proprio che possano “rosicare” per il mio ruolo e la mia presenza. Due politici di lungo corso come loro non possono certo indispettirsi per una nuova risorsa del centrodestra. Perché io non mi sento altro che una nuova risorsa, fra le tante che fortunatamente si stanno rendendo disponibili per la Casa delle Libertà e per la nascita di un nuovo grande Partito della Libertà”.
Si metta davanti allo specchio e confessi: mi sento preparata abbastanza per un ruolo politico-istituzionale importante, se e quando sarà. Lo confessa?
“Io confesso che mi impegno molto, quando faccio una cosa in cui credo. Mi preparo e mi informo sempre quando affronto una sfida: che si tratti delle mie aziende o dei miei impegni sociali, voglio sempre dare il meglio. Io adesso non ho ruoli politico-istituzionali, quindi se e quando ci saranno mi dovrà rifare la domanda. Se vorrà”.
Viaggiando per l’Italia, come diceva, lei è a continuo contatto con tanti cittadini. Si tolga per un attimo la corazza politica e riveli: che cosa chiedono di più, oggi, i cittadini?
“Oggi la gente vuole far sentire la propria voce. Il Governo non ha saputo o voluto dare una risposta alle domande dei cittadini. I Circoli della Libertà sono nati da questa esigenza: dare voce a questo inascoltato e deluso cittadino; vogliamo far parlare l’Italia. Invece l’esecutivo tratta temi fondamentali come quelli della sicurezza, della criminalità, delle pensioni come se trattasse di affare esclusivamente dei politici, mentre sono i cittadini i veri protagonisti. Io credo che qualsiasi progetto di riforma debba partire dal basso e rispondere alle vere esigenze dei cittadini”.
Prima della politica lei era imprenditrice. E prima ha fatto la giornalista. E prima di prima?
“Certamente. Ho deciso di dedicarmi alla rappresentanza dei tanti cittadini che si riferiscono ai Circoli della Libertà dopo aver realizzato un mio percorso professionale autonomo. E con buoni risultati. Io credo che sia importante che coloro che decidano di dedicarsi alla “cosa pubblica” siano persone già realizzate in campo professionale. Detto in maniera molto chiara: non cerco una poltrona o uno stipendio. Fortunatamente non ne ho bisogno. Lei mi chiede “prima di prima?”. Posso dirle che non ho mai accettato limitazioni e ho sempre difeso la mia libertà”.
A scuola si faceva notare per la chioma rossa, perché era una secchiona o perché già studiava, povera lei, per cambiare il mondo?
“Povera me. Fin da ragazzina sono sempre stata una grande idealista che desiderava dare il suo contributo per cambiare il mondo. Ancora oggi ho conservato tutto quell’entusiasmo. I ragazzi credono fortemente nei valori e vogliono affermarli. E vogliono cambiare tutto quello che impedisce la realizzazione di ciò in cui credono. Le faccio un esempio: io ho sempre avuto un grande amore per gli animali, fin da piccola andavo a manifestare contro le signore impellicciate. Oggi con altri mezzi continuo a occuparmi della difesa degli animali”.
Quali e quanti animali coccola? E da dove nasce la passione?
“E’ una passione che ho ereditato dai miei genitori. Nella mia famiglia gli animali sono sempre stati amati. Io ho imparato a camminare aggrappandomi al collare di un paziente schnautzer gigante, un cagnone grande e grosso che sopportava i mie strattoni. Oggi ho quattordici cani, ventiquattro gatti, quattro cavalli, due asinelli, sette caprette, tre galline e circa duecento piccioni. Ma tengo a precisare che sono tutti animali salvati dalle strade o da destini infausti. Ad esempio, Ugo, l’ultimo arrivato dei miei due asinelli, doveva essere il pranzo della festa dell’Unità di Pavia. Vittorio Feltri, un caro amico e grande animalista, l’ha riscattato e me l’ha regalato per il compleanno”.
Mi parli del suo luogo di nascita. Perché è il più bello del pianeta?
“Mio padre è nato a Milano. Quando, durante l’ultima guerra, sono stati distrutti gli stabilimenti di famiglia in seguito ai bombardamenti, mio nonno si trasferì con la famiglia in provincia di Lecco e qui ricostruì il tutto. Mia madre, invece, è romagnola puro sangue. Io sono nata a Lecco, tra lago e montagne, e preferisco di gran lungo la vita della provincia a quella delle grandi città. Del resto, come potrei trasferire in centro a Milano tutto il mio zoo?”.
E perché l’Italia è la nazione più bella dell’universo?
“Che l’Italia sia bella lo sanno tutti. Certamente dobbiamo impegnarci tutti per conservare l’esclusività ed il fascino dei nostri luoghi e delle nostre tradizioni”.
Subito dopo dov’è che si sente a casa?
“Ho avuto la fortuna di girare in lungo e in largo. Ho visto tante cose interessanti, ma non vorrei lasciare l’Italia e gli italiani. Io amo l’Italia”.
Per caso abbiamo a che fare con un’euro-entusiasta, della serie qui si fa l’Europa o si muore?
“Si devono fare gli europei. E si deve fare un’Europa per gli europei, non il contrario. E gli europei sono figli delle loro storie nazionali, delle loro culture, delle loro tradizioni. Io credo all’Europa dei popoli e della libertà. Non mi appassiona l’Europa dei burocrati e dei tecnocrati”.
Più filo-europea o filo-americana? (e non dica che si può essere entrambe le cose: troppo facile…).
“Non è che si possa essere filo-europei e filo-americani, si deve essere l’una cosa e l’altra. L’Occidente è figlio di una interrotta linea di valori che l’Europa ha prodotto, ma che in America hanno avuto la loro migliore espressione. Non ci possono essere due Occidenti, uno europeo e uno americano. L’Occidente è uno solo e si fonda sulla libertà”.
Della televisione pubblica e privata che cosa guardava più volentieri prima della lunga e inguardabile stagione estiva?
“Le confesso che guardo poco la televisione. Ho una giornata piena. Sono troppi anni che non riesco più ad andare al cinema. In tv cerco al massimo di scegliere qualche film. O qualche cartone animato da vedere con mio figlio Vittorio. E poi, lo scorso 11 giugno ha iniziato le trasmissione la mia Tv della Libertà, sul canale 818 di Sky. E’ una televisione tematica, in onda 24 ore su 24 e, mi permetto di dire, davvero interessante”.
L’ultimo libro letto?
“Contro le tasse” di Oscar Giannino e “Viva Israele” di Magdi Allam.
E il primo?
“Il libro della giungla”.
E il libro che ha letto, ma non ha capito?
“Il programma dell’Ulivo per le elezioni dell’aprile 2006. Un libro lunghissimo, di quasi 300 pagine. Incomprensibile. E inconcludente”.
Vacanze in Sardegna, giusto per litigare col “governatore” Renato Soru? (ha notato la finezza: non ho detto “per frequentare le ville di Berlusconi…”).
“Le mie vacanze da anni le trascorro a Cesenatico, il paese dov’è nata mia mamma. E dove ho tanti parenti e amici, che voglio vedere almeno una volta all’anno”.
A proposito: ma il primo incontro col Cavaliere come andò?
“Il primissimo? Ero una giovane giornalista di Mediaset. Lo vidi comparire in uno studio, spostando le luci e le scenografie. Mi chiese un parere, per sapere se condividevo la sua scelta. Un grande sorriso, un stretta di mano e poi scappò fuori dallo studio, per qualcuno dei suoi mille impegni. Ero emozionantissima, sapevo che era il capo. Uno di quegli imprenditori che sanno tutto di quello che avviene in azienda. Che conoscono tutti i loro dipendenti, uno per uno”.
Signora Brambilla Michela: che cosa vuole fare da grande?
“Quello che sto facendo adesso mi va benissimo. I Circoli della Libertà, ne sono sicura, sono un’esperienza che contribuirà a cambiare il Paese. E io sono orgogliosa di esserne a capo. Onore e onere. Sento di avere una grande responsabilità. Quello che accadrà in futuro, lo vedremo”.
Da piccina che faceva, e rimpiange, di bellissimo?
“Il pianoforte e la danza classica. L’amore per la musica è rimasto per tutta la vita. Quando ho un attimo per rilassarmi, cerco il mio pianoforte”.
Che cosa non verrebbe mai rimpiangere?
“Non vorrei rimpiangere il tempo che il mio lavoro e il mio impegno mi fanno sottrarre a mio figlio. Ma quello che faccio, lo faccio anche per lui. E per tanti altri bambini”.
Pubblicato il 29 luglio 2007 sulla Gazzetta di Parma