Basta una semplice ordinanza o ci vuole un’apposita legge? E’ sufficiente il provvedimento numero 10 firmato il 16 aprile da Domenico Arcuri, il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, oppure spetta decidere al Parlamento?
Intorno all’App Immuni, com’è chiamato il nuovo strumento della tecnologia frutto del made in Italy per tracciare i contatti dei contagiati e affrontare con rigore anche la seconda e più liberale fase alle porte, è già polemica prima ancora che parta la sperimentazione. Secondo un fronte trasversale che abbraccia Pd e Forza Italia fino a Lega e Fdi, l’applicazione destinata ai nostri telefonini non può essere introdotta senza il via libera del legislatore, perché in ballo c’è anche il diritto alla riservatezza delle persone. E poi: chi raccoglie i dati, chi li controlla, per quanto saranno conservati e dove? Ma soprattutto: l’app sarà installata in modo volontario -così l’ordinanza prevede- o diventerà un obbligo per il vasto popolo dei possessori di cellulare, pena gli spostamenti limitati? Sembra, inoltre, che il sistema funzioni solo se raggiunge il 60 per cento dei cittadini. Infine, come applicarlo: in tutta Italia o a macchia di leopardo a seconda di dove e quanto ancora sarà diffusa l’epidemia?
Gli interrogativi sono molti e tutti fondati: non è un dibattito di lana caprina. Ma rischia di diventarlo, se i partiti non faranno seguire, al principio della legge necessaria, la concreta elaborazione ed approvazione di un testo nei tempi rapidi che da almeno due mesi (il caso Codogno, dove tutto cominciò, risale al 20 febbraio), l’epidemia ha ormai imposto a tutti e alla politica in particolare. Decidere tardi, o trasformare la questione nella solita diatriba fra azzeccagarbugli intenti solo a contrastarsi fra loro, significherebbe non capire quanto sia urgente il ritorno al lavoro nella sicurezza e alla libertà per tutti. Una libertà “responsabile” per evitare ricadute devastanti.
Dunque, se l’app Immuni è considerata una tessera decisiva del nuovo mosaico per resistere al virus imparando a convivere con lui, la politica ricordi che la forma è sostanza: scelga la via più corretta nell’interesse degli italiani, ma la imbocchi subito con determinazione. Specie ora, che per la prima volta cala il numero dei malati.
La posta in gioco -uscire dal virus- è troppo grande perché i partiti si facciano tentare da scontri inconcludenti di stagioni mai così lontane.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi