Quante volte, e per varie e valide ragioni, si dice che lo Stato è assente o in ritardo quand’è chiamato a svolgere le sue funzioni nell’interesse di tutti i cittadini. Come un elefante stanco e addormentato, mentre dovrebbe agire con la sapienza del leone e la velocità del ghepardo.
Lo Stato imbambolato anche quest’estate, quando doveva esercitare una sua tipica e fondamentale prerogativa: il dovere di garantire il diritto alla salute su tutto il territorio nazionale.
Invece fra Sicilia, Sardegna e Campania, cioè le Regioni che per mare e bellezza erano naturalmente predestinate alle vacanze degli italiani -in assenza, oltretutto, del turismo straniero-, s’è aperta una gara grottesca di ordinanze confuse e inefficaci. Come s’è purtroppo constatato a fine stagione con discoteche e assembramenti alla mercé dell’anarchia, in barba alle regole creative, e una diversa dall’altra, inventate contro il virus. E oggi la situazione s’è capovolta: se all’inizio della pandemia soprattutto il Nord era stato gravemente colpito, ora è il Sud a preoccupare per i contagi.
Ma il Covid 19 non ha nulla a che fare con la geografia né con l’autonomia. Qui non sono in ballo scelte di economia locale, di organizzazione sanitaria, di formazione al lavoro o iniziative culturali e particolari per le quali le diversità dei quasi 8 mila Comuni e delle 20 Regioni sono una ricchezza straordinaria, e spesso non valorizzata, dell’Italia. Qui c’è di mezzo una scelta vitale: la salute di oltre 60 milioni di cittadini, a prescindere da dove risiedano.
E perciò, se l’elefante finalmente si sveglia e da oggi richiede la mascherina a tutti non per capriccio, ma per interrompere la catena dei contagi al Nord come al Sud, il lamento regionalista è fuori tempo e luogo. Tanto più che l’elefante-Stato riconosce alle Regioni la possibilità di rendere, in libertà, ancora più rigorose le misure a difesa dal coronavirus. Che solo ieri ha toccato la vetta di 3.678 nuovi casi e 31 morti: record di contagi e di tamponi. E il fatto che in Francia la cifra dei positivi sia di quasi sei volte superiore alla nostra, non sia consolatorio. Da noi la situazione è meno grave, ma altrettanto seria.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, arriva a raccomandare l’uso delle mascherine anche in casa, “se si ricevono amici e parenti”.
Se lo Stato fa lo Stato e sceglie una linea serena e severa, è un bene per tutti. Anche per le Regioni: uniti contro il Covid.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi