Se lo Stato esige il rispetto delle sue nuove regole da parte dei cittadini, anche i cittadini esigono qualcosa dai loro rappresentanti: la verità. Verità nel raccontare tutto dell’epidemia e nel prendere misure forti per la salute e il lavoro. Serietà gli italiani vanno cercando.
Chissà se sia questa la chiave di lettura per analizzare la popolarità, secondo sondaggi e commenti della stampa nazionale ed estera, di due governatori l’opposto l’uno dell’altro: Luca Zaia e Vincenzo De Luca.
Il veneto e il campano, il Nord e il Sud, l’uomo della Lega e quello del Pd. Per entrambi, i giornali già prevedono un futuro da leader dei rispettivi partiti e persino da candidati per Palazzo Chigi.
Ma che è successo, di così straordinario, da avere catapultato i due carissimi nemici in marcia verso Roma? Proprio niente: i due governatori hanno agito con normale buonsenso. Una normalità che è sembrata quasi stravagante rispetto ai balletti della politica. A molti la strana coppia Zaia-De Luca è apparsa lontana dal confuso Palazzo e coi piedi ben piantati per terra. Quando De Luca minaccia di “mandare i carabinieri col lanciafiamme” a ragazzi pronti a festeggiare una laurea, non sta facendo solo una battuta alla Totò. Sta lanciando il messaggio del “guai a violare la legge”. Quando Zaia dice che lui “viene dalla campagna” a chi gli pronostica un futuro da premier, ragiona come tanti italiani che pensano solo al dovere del momento. Adesso c’è il virus, non la campagna elettorale. Forse i due governatori hanno colto la voglia trasversale di una rivincita politica della perizia sul dilettantismo. Della severità sulla cialtroneria. Del far tesoro di quel che ti dicono la tua gente e gli esperti sul campo, al posto dei presuntuosi che dettano ordini dall’alto delle “task force” e poi non riescono a far arrivare le mascherine a tutti.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi