Annalisa e Mattia, l’anestesista e il primo paziente ignaro d’avere il Covid-19 nel corpo, avevano entrambi 38 anni. Era il 20 febbraio e all’ospedale lodigiano di Codogno quella dottoressa, non riuscendo a venire a capo della leggera, ma resistente polmonite del malato, in barba a protocolli e assoluta mancanza di precedenti ebbe la geniale intuizione che avrebbe cambiato il destino dell’intera nazione (e guarito l’ammalato): vuoi vedere che Mattia s’è preso il coronavirus?
Ora che l’Italia riapre il suo cammino di libertà, non poteva che ripartire da qui, dal luogo-esordio di tutte le sofferenze, il nuovo inizio rivendicato dal capo dello Stato, Sergio Mattarella: “Celebriamo quel che tiene unito il Paese, la sua forza morale”.
L’anniversario numero 74 della Repubblica si commemora a Codogno, terra del dolore e della riscossa, perché legioni di medici e infermieri, volontari e forze dell’ordine si sarebbero poi comportati con la stessa esemplare determinazione di Annalisa, la solitaria anestesista che smascherò il nemico invisibile quando nessuno lo cercava.
“Questo è il tempo di un impegno che non lascia spazio a polemiche e distinzioni”, ha ricordato Mattarella, indicando “l’Italia della solidarietà, della civiltà e del coraggio”.
Dunque, cambiano le fasi e le aspettative, dalla 1 e sanitaria alla 2 ed economica. Ma lo spirito no. La responsabilità dei doveri rappresenta quel nuovo diritto che, dalla pandemia in poi, accomuna tutti gli italiani. Guai a disperdere il prezioso insegnamento di cittadini che ovunque hanno agito con onore e disciplina, con amore e sacrificio.
S’è così manifestato un patrimonio morale da sempre presente nel Paese, come ha detto Mattarella, “spesso sommerso, che va esaltato e posto a frutto”. Il sommerso del bene, che è anche il bene comune.
Da oggi libertà e lavoro, da oggi voglia di riprenderci la normalità così a lungo perduta. Una nuova normalità, perché certe ferite non si rimarginano e il passato non ritorna.
Ma nell’ora più buia gli italiani sono stati sempre capaci di “uscire a riveder le stelle”, come il più grande nostro poeta evocava anticipando l’era della Rinascita. Siamo quasi costretti, per storia vissuta e sogni di futuro, a un ciclico percorso di Rinascimento. In circostanze e tempi molto diversi ogni generazione è messa alla prova delle sue capacità di risorgere. Anche oggi. “Andrà tutto bene”: dipende solo da noi.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi