C’è un virus parallelo e altrettanto invisibile che s’aggira per l’Europa: l’egoismo galoppante e contagioso degli Stati che sta già ritardando l’erogazione dei fondi per la ripresa. A forza di porre condizioni agli altri con l’unico intento di farsi belli di fronte alla propria opinione pubblica, troppi governi disattendono la decisione europea che era stata presa per rilanciare l’economia al tempo del coronavirus. E dopo interminabili trattative fra i rappresentanti dei 27 Paesi dell’Unione.
La riemersione dell’ego dei singoli e degli Stati è pericoloso quanto il Covid, è il monito lanciato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, inaugurando l’anno accademico dell’Università di Macerata nel 730esimo dalla fondazione.
Non è un dettaglio il luogo del sapere e della conoscenza, frutto sempre di un’attività di ricerca, confronto e condivisione generale, dal quale Mattarella ha voluto inviare il suo messaggio contro gli egoismi che frenano i negoziati di molti e il futuro di tutti. A dispetto dei crescenti particolarismi è, invece, nella riscoperta dell’interesse generale che l’Europa deve ritrovare il senso e il segno del suo stesso destino.
Ma la paralisi in atto anche sul bilancio dell’Ue non è purtroppo un evento eccezionale. Basti pensare all’ordine sparso con cui ogni nazione ritiene di poter affrontare in solitudine una pandemia che non si ferma al confine di casa. Oppure alla plateale alzata di spalle sul fenomeno dell’immigrazione: vadano ovunque, i migranti, fuorché nel mio Paese, è il mantra individualista degli europei, che hanno da tempo lasciato l’Italia sola nel Mediterraneo.
Quest’individualismo strisciante finisce, così, per rovesciare un cardine della cultura occidentale: il concetto di libertà. Anziché ricordare che la nostra libertà finisce dove comincia quella degli altri, l’egoismo denunciato da Mattarella vede nella libertà degli altri un limite alla propria. Un muro, invece che un ponte. Né filosofica né accademica soltanto: è anche una prioritaria questione politica, quella posta dal presidente della Repubblica. E’ l’altra faccia della globalizzazione, che alle aperture universali contrappone chiusure statuali, e alla cooperazione fra Paesi e governi i conflitti di Bruxelles.
I fondi che non arrivano come il vaccino che arriverà: nessuno si salva da solo nell’Europa che deve ancora imparare a usare sempre il noi.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi