A pensarci, si resta quasi increduli, dopo più di un anno e mezzo di pandemia drammatica e senza precedenti che tutti abbiamo vissuto con intensità, sperando di uscire, un giorno, dall’incubo. Forse quel giorno sta arrivando. Col ritorno degli statali in ufficio, dal 15 ottobre, può cominciare la tanto evocata nuova normalità.
I dipendenti pubblici sono 3,2 milioni, il 5,2 per cento della popolazione, e il loro lavoro nuovamente in presenza significa che l’Italia riapre in sicurezza, fiducia e a tempo pieno tutti i suoi sportelli. Con l’effetto fondamentale di far ripartire i consumi.
La fine del lavoro a distanza, cioè da casa, coincide, non a caso, col traguardo ormai in vista dell’80 per cento degli italiani completamente vaccinati dai 12 anni in su. La campagna di immunizzazione di massa e il certificato verde sono stati il volano per la ripresa, secondo la scommessa, tutt’altro che scontata, che il presidente del Consiglio, Draghi, aveva fatto e dichiarato, affidando al generale Figliuolo un compito sanitario dal risvolto anche economico. Le previsioni indicano un aumento del 6 per cento del Pil. “Ma mi aspetto un boom per Natale, cresceremo di più”, dice il ministro per la Pubblica amministrazione, Brunetta.
Lo Stato che si rimette in cammino, riportando i suoi funzionari alla scrivania, dà un segnale decisivo ai cittadini. Proprio mentre si prepara la terza dose per gli ottantenni e i fragili. E’ la conferma: vaccini per proteggere e per ripartire.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi