Mai così tanti tamponi, mai così tanti positivi: ben 15.177 nelle ultime 24 ore, e 127 i decessi. L’emergenza che ha sconvolto l’Europa (“non uscite di casa”, arriva a chiedere la cancelliera Angela Merkel in Germania, mentre in Francia si prospetta il coprifuoco nazionale), bussa anche alle porte del nostro Paese.
Parlando al Senato per la prima volta con la mascherina indossata, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, esorta gli italiani a “limitare gli spostamenti”. E ribadisce che la scuola, quasi la cartina di tornasole di come è stata programmata una funzione vitale della nazione in vista dell’ormai arrivata seconda ondata, “rimarrà in presenza”.
Ma la verità è che neanche questa è più una certezza, visto che già in Lombardia una nuova ordinanza emessa per reagire al grave ritorno della pandemia, impone a tutte le scuole superiori il dovere di offrire subito lezioni a distanza ai propri studenti. E perciò presto dovrà essere presa sul serio pure la richiesta di altre Regioni di cambiare gli orari delle scuole per meglio coordinare lo spostamento di così tante persone con un trasporto pubblico superaffollato nei momenti di punta. Scuola e trasporti, l’inesistente “piano B” che pur poteva essere delineato nei mesi estivi, viene così improvvisato con interventi da ultimo minuto, e variati da Regione a Regione, a seconda dell’avanzare della malattia. Ma com’è possibile subire ora il contropiede di una pandemia che, se nove mesi fa era oscura per tutti, è stata poi combattuta negli ospedali, monitorata e tenuta alla larga con mascherine e mani pulite, indebolita con restrizioni nella vita sociale?
Purtroppo gran parte della politica, e in modi distinti ma con analoghe leggerezze fra maggioranza e opposizione, ha preferito sorvolare sulle scelte più drastiche, ma fatalmente impopolari, che i medici e gli scienziati più avveduti sollecitavano dopo la prima e drammatica ondata. Invece sull’onda delle indicazioni blande e confuse di chi era preposto a darle, e del balletto estivo delle ordinanze regionali una diversa dall’altra e tutte inefficaci, abbiamo creduto che bastasse un po’ di bel sole per dare l’addio al virus. E oggi, al contrario, nessuno può più escludere niente: né il coprifuoco né il confinamento, parziali o temporanei che siano, specie nelle più colpite aree metropolitane.
Dall’ora più buia degli inizi siamo così arrivati all’ora della verità. E della grande responsabilità. Che o è di tutti, o non è.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi