Contrordine, il canone Rai tornerà a essere pagato come in passato, cioè quale imposta a sé stante e non più all’interno della bolletta elettrica. Per venire incontro alla richiesta dell’Ue, che per motivi di concorrenza e di trasparenza chiedeva all’Italia di togliere i costi impropri dalle tariffe dell’energia, il governo-Draghi si prepara a cancellare quanto introdotto dal governo-Renzi nel 2015 per ridurre l’evasione del tributo più eluso, e forse anche mal sopportato, dai cittadini. E l’evasione si era così ridotta dal 30 al 4 per cento. Dovendolo, infatti, pagare con la bolletta della luce, l’obbligo dei 90 euro all’anno per il servizio pubblico diventava molto difficile da ignorare. Obbligo, certo, perché a fronte di quanti hanno contestato negli anni il dovere giuridico di pagare il canone, perfino sottolineando di non volere e di non avere un collegamento con la Rai nel proprio televisore, svariate sentenze hanno sancito che non si paga un servizio, bensì un’imposta per la detenzione nella propria abitazione di uno o più apparecchi per la ricezione radiotelevisiva. Come ricorda l’Agenzia delle Entrate, nella legge che sarà abrogata era stata introdotta la “presunzione di detenzione” dell’apparecchio tv associata all’esistenza di un’utenza per la fornitura elettrica. Ma il marchingegno non varrà più, in nome della chiarezza europea, dell’impegno italiano preso col Piano nazionale di ripresa legato ai fondi europei e, soprattutto, di una nuova fiducia che si richiede a tutti i contribuenti.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi