Incredibile, ma vero: la siccità può presentarsi a due facce nella stessa Penisola. Dove in ampie parti del territorio non piove da troppo tempo oppure dove i bacini sono, al contrario, stracolmi. Niente acqua o troppa acqua, questo è il problema.
Per avere la conferma non solo di quanto sia grave, ma anche complessa la grande questione idrica in Italia, basta fare un viaggio dagli Appennini alle Alpi. A fronte di zone piene d’acqua, dove anche le dighe sono già al colmo -per esempio quella di Ridracoli a tutto beneficio della Riviera romagnola- e dove la tracimazione è un bel viatico per l’economia e il turismo, ecco una parte importante dell’Italia del Nord all’asciutto, senz’acqua neppure accumulata e spesso sprecata. Con appena l’11 per cento dell’acqua piovana trattenuta. Con pesanti ricadute negative per i cittadini e per ogni attività imprenditoriale e di lavoro.
Per fotografare l’acquatica divisione del Paese, e poterne così sottolineare le insidiose differenze climatiche, non c’è neppure più bisogno di scomodare e contrapporre le solite immagini televisive di italiani che sciano al freddo e sotto la neve in montagna con quelli che invece già camminano in riva al mare baciati dal sole. E’ sufficiente restare nei pressi della Pianura padana per assistere al troppo e al troppo poco. Alle crisi di siccità che si ripetono di anno in anno, e sempre più intense, e alla gente che assiste allo spettacolo della grande cascata d’acqua nella diga. Spettacolo che di solito avveniva in primavera. Ma anche le stagioni, e non solo la geografia, sono ormai stravolte e non rispettano il calendario delle secolari e naturali tradizioni per generazioni.
Eppure, non basta spiegare il meteo ballerino puntando l’indice solo contro l’evidente cambiamento del clima. La siccità che c’è e non c’è a poca distanza dello stesso territorio nazionale, impone una “politica dell’acqua” fondata su particolari conoscenze e competenze. Una politica capace, innanzitutto, di prevenire e poi di far fronte a situazioni persino contrastanti fra loro. Impone il dovere di leale cooperazione fra aree omogenee, e tuttavia rese diverse dal 30 per cento di pioggia caduta in meno rispetto agli ultimi anni. Ma con ulteriori e paradossali distinzioni, piccole e grandi, fra chi l’acqua invoca con angoscia e chi può invece permettersi di trasformarla in intrattenimento per un pubblico in festa.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi