Che succede, fra persone minimamente educate, se le sedie sono due e gli ospiti tre, fra le quali c’è una signora? Succede che uno dei due uomini resterà in piedi, dopo aver ingaggiato un romantico duello a distanza con l’altro: farà bene chi avrà ceduto il suo diritto alla sedia all’insegna del “prego, si accomodi lei”.
Ma neanche i cavalieri sono più quelli di una volta, se Recep Tayyip Erdogan, il presidente della Turchia che si crede un sultano, riceve i vertici europei, il belga Charles Michel, e la tedesca Ursula von der Leyen, riservando al primo il privilegio di sedersi in poltrona al suo fianco. E alla seconda un ingombrante e ben distante divano. Lo sgarbo politico-diplomatico è servito. Frau Ursula era lì per rappresentare l’Europa nei rapporti sempre più difficili con Ankara. Migranti fermati in Turchia con i soldi dell’Ue, violenza sulle donne (dalla cui Convenzione di Istanbul il Sultano è uscito), diritti umani calpestati: ricco il menù che i tre erano chiamati a cucinare. Lasciando platealmente la donna in cucina.
Ma delle immagini della vergogna che hanno fatto il giro del mondo, più che sorprendere che Erdogan si sia comportato da Erdogan, stupisce che Michel si sia accomodato senza aprir bocca. E che von der Leyen non abbia avuto la prontezza di alzarsi e andarsene dopo aver sbattuto, possibilmente con forza, la porta.
“Che non si ripeta mai più”, è il comunicato, quasi comico, della Ue a schiaffo avvenuto. Nella sua impotenza dà l’idea di quanto sarebbe, invece, importante un’Europa unita e degna di sé anche contro l’umiliazione istituzionale di un sultano che si sente forte sia della debolezza occidentale, sia del lontano sostegno americano.
A volte un piccolo episodio rivela più di un grande trattato. Rivela al meglio il peggio di noi, pavidi spesso, e degli altri, prepotenti sempre.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi