Quel che non è successo a Roma in sua presenza, è successo a Padova in sua assenza. Si parla di Jair Bolsonaro, il controverso presidente del Brasile che lo scorso fine settimana aveva partecipato al G20, e che ieri era atteso per una visita privata alla Basilica di Sant’Antonio, dopo aver ottenuto la cittadinanza onoraria di Anguillara Veneta. E’ il paese da cui emigrarono i nonni verso il Sud America alla fine dell’Ottocento.
Ma se nel Comune (imbrattato per protesta con escrementi e la scritta “Fora Bolsonaro”) l’evento per il presidente oriundo s’è trasformato in una contrapposta polemica tra manifestanti che applaudivano con bandiere e canti brasiliani e manifestanti che fischiavano l’omaggio a un personaggio accusato in patria da una commissione d’inchiesta parlamentare di gravi responsabilità nella devastante diffusione del Covid (608 mila morti a oggi), nel centro di Padova le proteste sono degenerate. Gruppi di antagonisti e centri sociali si sono riuniti contro l’annunciato arrivo di Bolsonaro, che alla fine non s’è visto. Tensione e scontri con le forze dell’ordine a protezione della Basilica, idranti e manganelli per disperdere i contestatori che tiravano oggetti e si muovevano contro la polizia schierata.
Ma con le scene di guerriglia non si risponde né si risolve una questione che, invece, è molto seria e chiara: il pessimo modo con cui il presidente di una grande nazione a noi così vicina (30 milioni gli oriundi italiani) gestisce una pandemia da lui stesso irrisa e negata nella sua gravità.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi