Fare bene i conti, “perché non c’è una banca che ci salverà”. E attenzione a rinnegare l’umanesimo della nostra storia, “perché non c’è un’Italia di riserva”. Per la prima volta Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, lancia un monito severo sulle due grandi questioni all’esame del governo e dell’Europa: la manovra economica e la politica sull’immigrazione.
Nel primo caso il cardinale ricorda che sbagliare la legge di bilancio, non è errore innocuo. Può significare mettere a repentaglio la vita delle famiglie, il risparmio di tanti cittadini, la capacità di intraprendere di molti imprenditori. Così come è pericoloso “soffiare sul fuoco delle divisioni e delle paure collettive che trovano nel migrante il capro espiatorio e nella chiusura un’improbabile quanto ingiusta scorciatoia”, mette in guardia Bassetti.
Il capo della Cei si fa interprete, e lo dice aprendo l’assemblea dei vescovi, di un mondo cattolico che reclama moderazione, anziché contrapposizione. Che non gradisce il linguaggio violento imperversante. Che vorrebbe investimenti e lungimiranza per uscire dall’incertezza di questi anni precari e infelici per troppi italiani.
Come sempre, il richiamo ha un valore rivolto all’intero ambiente politico. Ma è chiaro che la prima risposta spetta al governo. Che invece tentenna su due nodi importanti nella sua strategia.
La prima “riflessione” gialloverde riguarda la riforma delle pensioni. Secondo le simulazioni dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, la prospettiva della “quota 100” che l’esecutivo s’appresta a far valere dal 2019 per consentire di andare anticipatamente in pensione, provocherebbe una penalizzazione fra il 5 e il 30 per cento. Un costo salatissimo, che Matteo Salvini, invece, esclude. E allora: “quota 100” sarà un’opportunità o un boomerang? Il governo chiarisca.
Parole definitive si richiedono pure sulla tiritera della Tav, che in più di vent’anni ha conosciuto una ventina fra progetti e cambi di tracciato, svariate delibere e valutazioni di impatto ambientale, diversi trattati e accordi internazionali. Invece secondo il ministro Danilo Toninelli anche la Francia oggi concorderebbe sull’ulteriore esame in corso, “gli esiti preliminari dell’analisi costi benefici”, come lui dice. “Nessuno stop dalla Francia” -ribatte il Pd-, “il ministro mente”.
Ma sulla Tav persino il tempo della polemica è davvero scaduto.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi