Era l’uovo di Colombo. Eppure, la politica tentennava di fronte alla richiesta elementare e pressante delle Associazioni delle vittime della strada, che anche nel Veneto e a Verona si erano da tempo mobilitate: introdurre il reato di omicidio stradale per punire sul serio chi provoca la morte di circa nove persone al giorno, in media, e il ferimento di altre settecento. Un’autentica e orribile strage quotidiana che va avanti da anni, e che purtroppo fa notizie solo due volte. La prima con la cronaca dell’incidente mortale. La seconda con la successiva scoperta che l’autore dell’incidente, non di rado anche ubriaco o drogato al volante, e magari fuggito senza aver prestato soccorso, viene condannato a pene irrisorie. Quasi sempre, poi, senza trascorrere una sola ora in prigione, nonostante la gravità del “delitto”, appunto, commesso a danno di cittadini che, per di più, sono del tutto innocenti. Come si fa, del resto, a indovinare che sta arrivando a tutta velocità il pirata di turno, e che scapperà, e che non pagherà in modo giusto e proporzionato al dolore causato per sempre a chi resta, parenti e amici sconvolti e lasciati soli anche dalla legge?
Meglio tardi che mai, allora, si può forse cominciare a dire. Perché il Senato ha approvato il testo che introduce di diritto il reato che è nei fatti, alzando le pene oltre il livello offensivo previsto dall’attuale legislazione. E perseguendo con maggiore credibilità l’omicida che fugge o sotto effetto di alcolici o stupefacenti. E ritirandogli la patente per un numero di anni superiore al nulla o quasi ancora oggi vergognosamente in vigore. Uccidere l’innocente per strada, ecco, anche agli occhi dello Stato e non soltanto dei cittadini che questo esigevano da tempo, diventa un atto da colpire con serena severità, riequilibrando almeno un po’ l’assurda disparità di trattamento finora vista e vissuta fra il colpevole, tutelato anche quando si comporta al peggio, e la parte lesa dimenticata. Lesa per tutta la vita, se ferita grave, o negli affetti più cari, se la vittima dell’incidente muore e lascia sull’asfalto anche le lacrime di chi le ha voluto bene.
Primo passo, dunque: il testo dovrà essere ora approvato dalla Camera (e forse di nuovo al Senato, se saranno cancellati emendamenti non voluti dal governo, e che rischiano di affievolire una parte del provvedimento). Ma la direzione di marcia di un tema così sottovalutato nonostante la sua gravità sociale, è giusta. Dalla novità dell’omicidio stradale e delle lesioni stradali non si torna più indietro.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi