L’appello agli elettori non poteva essere più dirompente per la maggioranza gialloverde in conflitto con se stessa. “Punite con il voto questa nuova Tangentopoli”, sollecita Luigi Di Maio, mentre in Lombardia, all’insegna di un’operazione significativamente battezzata “piazza pulita”, la Guardia di Finanza arresta il sindaco leghista di Legnano, Gianbattista Fratus. Nella nuova bufera che s’abbatte sul partito di Matteo Salvini finiscono undici indagati per ipotesi d’accusa che vanno dalla turbata libertà degli incanti (cioè della procedura pubblica per assegnare con gara contratti ai privati) alla corruzione elettorale. Sott’indagine anche esponenti di Forza Italia. Una vicenda da cui trasparirebbe “uno scarsissimo senso della legalità”, come sottolinea la Procura. E il prefetto di Milano sospende dalla carica tre dei maggiori rappresentanti della giunta azzoppata.
“C’è un’emergenza corruzione che colpisce tutti i partiti e noi dobbiamo arginarla”, insiste Di Maio riscoprendo e riproponendo l’approccio delle origini del movimento Cinquestelle, che alla campagna dell’”onestà-onestà” ha legato la sua stessa ragion politica. Ma stavolta la battaglia non è più rivolta da una forza all’opposizione contro il Palazzo, bensì dalla principale formazione del governo contro il suo unico alleato. Al punto, che i pentastellati richiedono ai leghisti di non ripetere la difesa d’ufficio del caso-Siri (il sottosegretario leghista indagato per corruzione), e di cacciare il sindaco di Legnano.
Ma Salvini non ci sta e risponde da Napoli, dove ci sono stati scontri fra manifestanti e polizia: “Contro di me un attacco che non ha eguali”. E sulla vicenda lombarda dice d’avere fiducia “nei miei uomini e nella magistratura”. Anche lui rilanciando i temi della Lega più di lotta che di governo: dal no all’immigrazione clandestina al rafforzamento della sicurezza con un decreto-bis già pronto per il Consiglio dei ministri.
Due modi diversi, il pentastellato e il leghista, per affrontare l’irrisolta questione della legalità. Due modi che potrebbero risultare perfino complementari in una coalizione. Ma che, invece, finiscono per contrapporsi -allarme corruzione contro allarme sicurezza- fra alleati a caccia d’ogni fatto e d’ogni pretesto per sollevare polemiche tra loro.
Nella speranza di raccogliere più voti alle Europee per meglio condizionare, l’uno rispetto all’altro, il cammino del governo e della legislatura dopo il 26 maggio.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi