Da oggi, con l’inizio delle consultazioni al Quirinale, la festa è finita per tutti. Ora la coalizione di destra-centro che ha vinto le elezioni dovrà assicurare al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non solo che potrà ottenere la fiducia del Parlamento, ma anche che sarà in grado di rispettare gli impegni nazionali e internazionali presi dall’Italia di Mario Draghi, il presidente del Consiglio uscente dopo due anni di una situazione economica, energetica, bellica e sanitaria senza precedenti in Europa. Anche per l’opposizione di sinistra-centro, pur divisa in tre tronconi, si prospetta il tempo della responsabilità: controllo e controcanto all’operato del governo, accompagnandone, però, il percorso se e quando sarà in ballo l’interesse nazionale. Per la maggioranza la sfida comincia in maniera complicata, avendo scoperto che il principale leader dell’opposizione ce l’ha in casa e non fuori. Si chiama Silvio Berlusconi, che con gli audio delle sue imbarazzanti dichiarazioni sull’amico ritrovato, Vladimir Putin, e delle critiche al presidente dell’Ucraina, Zelensky, rischia di indebolire la posizione dell’Italia proprio nel momento in cui Giorgia Meloni è chiamata a rafforzarla. “Chi non condivide l’atlantismo è fuori dal governo, a costo di non farlo”, ammonisce la presidente del Consiglio “annunciata”. Se la Meloni sarà incaricata dal Quirinale, come tutto lascia supporre, la sua lista di ministri proposti, e la cui nomina spetta al presidente della Repubblica, dovrà risultare irreprensibile per le personalità scelte e la linea da seguire. Le aspettative degli italiani sono tanto alte quanto la gravità dei problemi da affrontare. Come salvare le famiglie e le imprese dal caro energia. Come proseguire nell’attuazione e completare il piano di ripresa per rinnovare il Paese e rilanciare l’economia e il lavoro. Come impegnarsi in Europa e con gli Usa per arrivare a una pace giusta, ossia accettata dall’Ucraina aggredita. Sono questioni “da far tremare le vene ai polsi”, come ha detto Giorgia Meloni. Ma la prima donna che si appresta a entrare a Palazzo Chigi può contare su due circostanze: la novità che rappresenta, cioè la ragione del successo elettorale. E la “luna di miele” dei primi 100 giorni, che gli italiani accordano sempre al governo appena nato. E’ facile immaginare che Mattarella chiederà alla Meloni di non sprecare questa partenza col vento a favore e di prendere le decisioni che vanno prese. Senza farsi trascinare nelle solite beghe politiche, specie nella sua coalizione, a fronte del dovere di guidare l’Italia forse nella fase più incerta e insidiosa della sua storia repubblicana.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi