Nei manuali delle scuole elementari dell’Uruguay Juan Díaz de Solís è disegnato col corpo disteso a terra e sanguinante, appena sbarcato sulla costa del Río de la Plata. Era il 20 gennaio 1516 (perciò l’anno prossimo saranno cinquecento anni esatti) e il primo esploratore e navigatore spagnolo che si sia avventurato da quelle parti veniva trafitto a morte dalle frecce degli indigeni. Trafitto e poi mangiato, secondo la terrificante testimonianza che l’equipaggio fece, restando e guardando dalle navi, sullo sfortunato comandante. E che indusse quella flotta di pionieri e scopritori del Río de la Plata, che è il fiume più largo del mondo fra l’Argentina e l’Uruguay, a tornare precipitosamente in Spagna. Oggi a Solís è intitolato anche il più importante teatro di Montevideo, la capitale. Un teatro che riluce di arte e architettura italiane.
Pubblicato su Il Mio Papa