“Tempi turbolenti”, è il richiamo di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, che in inglese dà la versione purtroppo molto attuale del “mala tempora currunt” d’antica memoria latina.
In effetti nulla di buono promette la guerra alla frontiera d’Europa. Nonostante le ingenue o ciniche speranze di pace che soltanto Donald Trump intravede nelle intenzioni di Vladimir Putin, nell’ultima settimana migliaia di bombe e di droni hanno colpito l’Ucraina come se niente fosse, e come il suo presidente, Volodymyr Zelensky, ricorda al mondo libero. “Gli obiettivi russi sono immutati”, mette in guardia.
Eppure, sorprendente non è che Putin continui, imperterrito, nella conquista armata di un Paese del quale nega persino l’identità dei suoi abitanti e perciò il diritto stesso a esistere quale Stato sovrano. Sorprende, invece, la pervicacia con cui la nuova amministrazione americana minaccia gli aggrediti e propala la propaganda dell’aggressore.
Da una parte Trump gioisce per “aver tolto le caramelle al bambino”, come ironizza su Zelensky, rimproverato per “aver preso tanti soldi, sotto Biden, dagli Stati Uniti”. Ora basta caramelle.
Dall’altra parte Elon Musk dice che senza Starlink, cioè senza i suoi satelliti, “Kiev crolla, ma non lo farò”. E, già che c’è, aggiunge che l’America dovrebbe uscire dalla Nato. Intanto si profila la sospensione delle esercitazioni americane. Della serie: s’arrangino gli europei.
E gli europei -ecco al novità- si stanno arrangiando. Ciò che la guerra di Putin non era riuscita a ottenere, lo sta ottenendo il dopoguerra della resa a Putin teorizzato da Trump. Quella “pax putiniana” che in Europa nessuno invoca.
“Tempi straordinari richiedono misure straordinarie”, annuncia, dopo 100 giorni dall’insediamento, Ursula von der Leyen, che convocherà il primo Collegio di sicurezza in assoluto. L’intento è di aggiornare gli europei sugli sviluppi per garantire la sicurezza, “a cominciare dalle minacce informatiche e dalle interferenze straniere”.
Col piano “ReArm Europe” da 800 miliardi lanciato dalla presidente della Commissione, l’Ue darà impulso alla propria difesa e all’industria del proprio mercato unico. Senza escludere nulla a beneficio della difesa comune. Neppure specifici sussidi.
Dunque, l’impegno europeo è la risposta al disimpegno di Trump. Il rafforzato sostegno europeo all’Ucraina è la reazione al distaccato atteggiamento nordamericano. La richiesta europea di essere parte in causa nell’auspicato negoziato per fermare il conflitto e approdare a una “pace giusta”, è la replica al tentativo di Trump di vedersela lui solo con Putin.
Ma dopo tre anni di guerra spietata (altro che l’invasione-lampo immaginata da Mosca) e in barba alla sproporzione armata, di soldati e di regimi tra aggressore e aggredito, grazie alla resistenza degli abitanti e agli aiuti occidentali a oggi “solo” un quinto del territorio ucraino Putin è riuscito a occupare. Per gli europei è questa la linea del Piave per portare Zelensky ad autentiche ed eque trattative di pace, anziché a sventolare bandiera bianca.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova