Dite a Trump che non è stata l’Ucraina a invadere la Russia

Nel mondo alla rovescia che Donald Trump ha in testa, sembra che sia stata l’Ucraina ad invadere la Russia. Il ribaltamento delle parti in causa e soprattutto della verità ad opera del presidente degli Stati Uniti lascia sbigottiti.

Si va dal “parlo meglio con Putin che con Zelensky” alla minaccia a Kiev di tagliarle l’accesso al sistema satellitare Starlink (di Elon Musk, tanto per dire), se il governo ucraino non avrà firmato l’accordo sulle cosiddette terre rare da appaltare all’America. All’aggredito si chiede di pagare il conto dell’aggressione subìta, e guai se tentenna.

Ma l’Europa del diritto e della libertà non può cedere all’approccio mercantile con cui Trump crede di poter comprare la resa dell’Ucraina, risolvendo così un conflitto che proprio domani compie i tre anni di tragedia e crudeltà. Un conflitto dalle gravissime conseguenze geopolitiche, se all’aggressore armato sarà riconosciuto il diritto a tenersi il territorio altrui violato e violentato (oltretutto senza vere contropartite).

E’ con quest’incognita che gli elettori tedeschi vanno oggi alle urne, mentre la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è chiamata a scegliere fra la coerente posizione dell’Italia, che da tre anni sta dalla parte giusta, cioè dell’Ucraina, e i venti filo-putiniani che soffiano fin dentro la convenzione dei partiti conservatori in corso in America.

Se prevale lo spirito politico e istituzionale, com’è avvenuto finora, la nostra presidente del Consiglio non può che restare sulla linea del Piave tracciata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dal precedente presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Significa aiutare Kiev, come Zelensky chiede, a “resistere, resistere, resistere!”. E’ la condizione per un negoziato di pace equilibrato, anziché regalare a Putin quel che s’è preso con le bombe.

Se invece nella Meloni predomina la simpatia ideologica per Trump con l’alibi della pace innanzitutto, ecco che all’Europa verrebbe meno la determinazione di uno dei tre Paesi-colonna (Germania, Francia e appunto Italia), che mai hanno mercanteggiato con Putin.

Intanto, per la terza volta Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, attacca Mattarella, riferendo che 10mila italiani hanno firmato una petizione per condannare il paragone storico da lui fatto con la conferenza di Monaco nel ’38, che in nome della pace in Europa avallò l’occupazione dei Sudeti in Cecoslovacchia da parte delle truppe di Hitler. L’anticamera della seconda guerra mondiale da lui poi scatenata.

“Potevate scegliere tra il disonore e la guerra, avete scelto il disonore e avrete la guerra”. Furono le durissime e bellissime parole di Winston Churchill, non ancora primo ministro britannico, contro quella politica dell’acquiescenza, che Mattarella ha invitato a ricordare.

Novant’anni dopo, l’Europa si trova davanti a un diverso, eppur analogo bivio: mollare l’Ucraina in cambio della pace, di quella pace?

Per ora conforta sapere che l’Italia sta con Churchill e non con Trump.

Una pace giusta in un’Europa che non si lasci sedurre dai mercanti.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova