Il pre-messaggio di fine anno di Mattarella e l’amore per la democrazia

E’ stato un breve, ma fulminante anticipo di quello che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si prepara a dire nel tradizionale messaggio televisivo di fine anno. Alla cerimonia di scambio degli auguri fra i rappresentanti delle istituzioni, Mattarella s’è a lungo soffermato sulla deriva “emotiva” che le guerre nel mondo -la più duratura e crudele addirittura alle porte di casa Europa, in Ucraina-, stanno provocando non solo ai popoli aggrediti e alle popolazioni coinvolte.

Le immagini quotidiane trasmesse, l’odio che chiama odio e la brutalità che fomenta solo brutalità finiscono per impaurire e per inoculare violenza anche “intorno a noi, nelle nostre società”.

“Occorre reagire per riaffermare le ragioni della pace, della civiltà, della convivenza, di un mondo libero, solidale, interdipendente”, ha ammonito il capo dello Stato. “Non possiamo rassegnarci al conflitto permanente”.

Alle autorità che l’ascoltavano, fra le quali tutti i leader di partito, e ai cittadini che l’hanno seguito in diretta tv, Mattarella ha voluto dire due cose importanti e non scontate. In primo luogo che l’aggressione della Russia ha aperto tutti i nuovi fronti di crisi e di guerra, Medio Oriente per primo, e che perciò “sarebbe miope”, testualmente, non vedere lo scenario concatenato che s’è venuto a creare dal giorno, il 24 febbraio 2022, dell’invasione di Putin in Ucraina.

Dunque, se quella è la fonte del male oscuro che angoscia il mondo e inquieta l’Occidente il messaggio che ne consegue è evidente: fare tutti gli sforzi politici e diplomatici per arrivare a quella “pace giusta” richiesta dagli ucraini aggrediti.

Ma arrivarci come? Ecco l’esortazione di Mattarella alla politica a non dividersi sugli interessi nazionali. Non è una tirata d’orecchie per questo o quello, bensì un appello, insolitamente vibrante rispetto al suo modo misurato nel comunicare, a un impegno “che va oltre le maggioranze e le opposizioni di turno”.

Del resto, pensare all’interesse nazionale e alle istituzioni “che sono di tutti”, significa “vivere la Costituzione nella sua attualità”, coltivando il pluralismo delle idee, “che è l’anima della democrazia”. E avendo il senso dello Stato a fronte della prospettiva di una “progressiva privatizzazione del potere pubblico”.

Il monito del presidente a non dividersi per dare più forza all’Italia in Europa e nelle sfide internazionali, dal Libano alla Siria, da Kiev al Medio Oriente in cui siamo impegnati come Paese, come Unione europea o come G7, può avere significative ricadute anche nazionali.

Se governo e opposizioni anteponessero ciò che unisce al molto che li divide, questioni come l’immigrazione e la sicurezza, la sanità, il lavoro e la politica industriale (vedi il piano di 2 miliardi di investimenti annunciati da Stellantis per il 2025 in Italia), non sarebbero affrontate all’insegna dello scontro infinito perfino sulla legge di bilancio.

L’amore per la democrazia che Mattarella reclama è un modo per ricordare che in politica il bene comune e condiviso oltrepassa ogni logica ideologica di “amici/nemici”.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova