Basta uso del telefonino e niente alcol mentre si guida. Ma è la mentalità che deve cambiare sull’onda del nuovo codice stradale

Introdurre per legge un divieto in Italia è il modo più sicuro per non farlo rispettare. Tant’è che per far capire agli italiani che qualcosa è proibito davvero, il cartello ammonitore deve contenere un avverbio del tutto inutile: severamente. Se è vietato fare una cosa, che lo sia severamente fa solo ridere. Ma il sorriso è più forte del divieto.

Eppure, ci sono divieti non solo rispettati, ma che hanno cambiato le nostre inveterate abitudini. Non siamo, in realtà, un popolo di individualisti, ma lo siamo irriducibilmente. Almeno finché non ci convinciamo che il veto sia cosa buona e giusta. Irriducibili, ma intelligenti.

Quando il legislatore sancì l’obbligo del casco per andare in motorino, superato il primo e lungo periodo in cui consideravamo tale intrusione nella nostra vita privata alla stregua di un attentato alla libertà personale, la grandissima maggioranza dei motociclisti s’adeguò alla misura salva-vite e di buonsenso. Col monopattino, che ora prevede anche il casco, dovrà scattare lo stesso meccanismo.

Analogo fastidio provammo a doverci mettere la cintura di sicurezza in macchina, e quante obiezioni di coscienza. Ma oggi si fatica a trovare senza cintura chi guida l’auto e chi vi siede alla sua destra (per chi occupa i sedili posteriori permangono resistenze).

Dunque, è con questo spirito, cioè con la consapevolezza che la nuova e dura stretta introdotta dal codice della strada in vigore da ieri è ragionevole e necessaria, che capiremo se i divieti potranno produrre i risultati per i quali sono stati imposti: salvare vite, feriti e mutilati, ridurre il costo sociale, economico e di dolore che paghiamo per gli oltre 166 mila incidenti registrati sulle strade nel solo 2023.

Sono due, in particolare, i “non si può più” che dovranno cambiare le nostre intemerate abitudini al volante: non si può più bere (oltre che drogarsi, ma fa specie doverlo ricordare) e non si può più usare il telefonino.

Nel primo caso -alticci o addirittura ubriachi al volante- la soluzione è semplice: o si guida o si beve. Se si è in compagnia, come spesso capita ai ragazzi, basta decidere chi dovrà andare al volante. Lui o lei non toccheranno un bicchiere, per gli altri nulla cambia. Non è così difficile rispettare l’obbligo. E poi non è assoluto: un assaggio di vino o di birra è tollerato entro i limiti indicati (corrispondenti, si crede, a un bicchiere o mezzo bicchiere, a seconda della “tenuta” della persona).

Quanto al telefonino, notevole causa di incidenti, quando si guida basta spegnerlo o silenziarlo, come al cinema, a teatro, in chiesa e ovunque sia doveroso rispettare gli altri.

Certo, non saranno le pene molto aumentate né i saltuari controlli di polizia a farci ricredere. E’ impossibile sorvegliare stile Grande Fratello la circolazione di oltre 39 milioni di vetture (secondi dopo la Germania).

Come col casco e la cintura di sicurezza, come col divieto di fumo accettato anche dai fumatori, spetterà alla nostra responsabilità rendere “severamente” proibito l’uso del cellulare e dell’alcol a beneficio di noi tutti.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova