Sarebbero passati alcuni decenni, ma la raccomandazione di Luigi Einaudi, secondo presidente della Repubblica e grande economista, non ha perso d’attualità: “Il denaro dei contribuenti deve essere sacro”.
Da ciò l’importanza di tenere i conti in ordine, di ridurre debito e deficit, di tagliare le spese e far pagare le tasse a tutti con equità. Vasto programma, e le manovre finanziarie ne sono il motore.
Certo, il severo esame della Commissione a Bruxelles, l’altissimo debito pubblico dell’Italia -sia pure a fronte di un risparmio privato tra i più elevati al mondo- e il solito occhiolino di riguardo che la maggioranza di turno rivolge al suo elettorato di riferimento, vincolano la legge di bilancio da 30 miliardi al bicchiere mezzo pieno oppure mezzo vuoto, a seconda che il giudizio provenga dal governo emanante o dalle opposizioni criticanti. Ma chi dal testo s’aspettava la rivoluzione o un miracolo d’autunno, dove sugli alberi, al massimo, le foglie “stanno”, resterà deluso.
Con gli obblighi europei alle porte, i doveri nazionali da rispettare e le risorse non inesauribili a disposizione anche a causa di un sistema fiscale borbonico che infierisce sulla classe media e sorvola sugli evasori (come la stessa politica ripete da quarant’anni, senza apportare apprezzabili variazioni sul tema), ecco servita la minestra del convento in parte attesa e necessaria, in parte saporita con ingredienti piacevoli al palato di centrodestra. Inevitabile: nella legge di bilancio il governo firma il marchio della sua politica.
Così si spiegano gli incentivi alla natalità -tema simbolico e concreto- e all’edilizia. Ma pure la conferma del taglio al cuneo fiscale e dell’Irpef con tre aliquote, e il contributo dal mondo bancario e assicurativo per rimpolpare la sanità pubblica.
Una misura extra a sostegno di un settore cardinale, ma in difficoltà per i cittadini e per i pazienti sempre più impazienti. Un settore fondamentale, dove subito e di più s’infila la protesta delle opposizioni: “Per la sanità ennesimo bluff”, attacca il Pd. “Un imbroglio”, accusa pure Giuseppe Conte, mentre i medici ospedalieri parlano di “presa in giro”.
In realtà, poco si può capire dalle polemiche sui soldi investiti -mai così tanti e senza aver aumentato le tasse, secondo il governo, troppo pochi e mal distribuiti per le opposizioni- a beneficio di questo o quel settore. Pensioni comprese, dove le irrealistiche promesse elettorali di Lega e Forza Italia sono infatti rimaste lettera morta.
Quando i numeri vanno in bocca alla politica, se le cantano e se le suonano tra di loro e il neutrale criterio aritmetico si perde per strada. Perciò è giusto che il governo difenda la sua legge, descrivendola come epocale, e che le opposizioni ne dicano peste e corna. La verità non sta nel mezzo dei due eccessi, ma nella realtà delle cose e delle risorse. Chi vede le luci, chi vede le ombre in una manovra che le riporta entrambe.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova