Tempi più brevi per le prestazioni sanitarie, esami e visite entro scadenze precise a costo di ricorrere alla garanzia del già ribattezzato “salta-file” e una piattaforma nazionale anche per monitorare e controllare l’andamento delle novità introdotte.
La Camera ha dato il via libera definitivo (171 voti a favore, 122 quelli contrari) al decreto-legge sulla spinosa questione delle liste d’attesa. “Un passo avanti e concreto per i cittadini”, sottolinea la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Il testo del ministro, Orazio Schillaci, mira a porre rimedio all’inefficienza vissuta e denunciata dagli italiani sul diritto alla salute, che la Repubblica tutela “come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” (articolo 32 della Costituzione). Ma il caos delle liste d’attesa e dei tempi inaccettabili per accedere anche agli accertamenti più gravi e urgenti, ha vanificato a lungo la disposizione costituzionale.
Ora il governo e il Parlamento -col no delle opposizioni, “misure spot” ha detto Elly Schlein, leader del Pd-, provano a cambiar strada. Basterà perché i cittadini riconquistino fiducia nella sanita pubblica, e perché chi può permetterselo rinunci a ricorrere al privato per avere l’assistenza che gli è dovuta?
L’obiettivo di questo piano è nella parola “interoperabilità”, ossia un sistema nazionale capace di interagire con le piattaforme delle liste d’attesa in ogni regione, ma anche di meglio coordinare e smaltire le prenotazioni su tutto il territorio nazionale.
Dunque, nasce un Cup (centro unico prenotazioni) di riferimento regionale, che includerà sia chi fornisce il servizio pubblico, sia i privati convenzionati. Al Cup dovranno rivolgersi gli interessati per richiedere gli appuntamenti coi medici. Chi non si presenta alla visita fissata e non cancellata, dovrà pagare il ticket. Chiaro il tentativo di evitare inutili ritardi e perdite di tempo, ingolfando un meccanismo che già partirà molto appesantito, dovendo incrociare competenze dello Stato e delle Regioni con le disponibilità dei servizi e le necessità dei cittadini.
Un ingranaggio destinato e essere messo alla prova, se e quando arriverà l’autonomia differenziata, che metterà le istituzioni regionali che richiedano l’esercizio dell’autonomia ancor più a fronte delle loro responsabilità, e lo Stato con l’obbligo di assicurare i livelli essenziali di prestazioni -nel caso: pari opportunità per accedere alle liste d’attesa-, in tutta Italia.
Si prevede un aumento del tetto di spesa per assumere personale sanitario, posto che le riforme camminano sulle gambe dei medici e il rischio di sovraccaricare il già ridotto personale è alto. Tanto più che laboratori e ambulatori dovranno restare aperti anche il fine settimana. Investire risorse, ecco la cartina di tornasole per capire se la legge potrà risolvere il problema o creare solo altre attese sulle liste d’attesa.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova