E adesso chi li sente i genitori più apprensivi? Chi convincerà quegli insegnanti che diranno “ma io mica faccio il controllore”?
Sì, bisogna ripescare subito il “resistere, resistere, resistere!” alla prevedibile offensiva dei bastian contrari -siamo pur sempre in Italia- di una scelta giusta e sensata.
Qui si parla della circolare da poco firmata da Giuseppe Valditara, il ministro dell’Istruzione e del Merito -come oggi si chiama-, per vietare l’uso dei telefonini agli alunni fino alle medie. Anche se li utilizzassero per ragioni didattiche.
Dunque, già a partire dal prossimo anno scolastico, niente più cellulare con tutte le sue chiacchiere, funzioni e finzioni, mini-narcisismi, visto che il “non possumus” riguarderà bambini, al massimo, alle soglie dell’età adulta.
A questa tardiva, ma saggia iniziativa che altri Paesi come la Francia hanno già preso o promettono di farlo in maniera ancor più drastica, s’aggiunge pure il ritorno al caro diario per riabituare i nativi dell’era digitale al c’era una volta della scrittura e della lettura. Può oggi apparire strano, ma per lungo tempo la Scuola era fondata sull’Intelligenza vera che, in confronto a quella artificiale tanto ora decantata, forniva a tutti gli strumenti autentici della conoscenza per capire dove vanno il mondo e un po’ anche le nostre vite. Sul diario si segnavano i compiti, e si tornerà a farlo, senza dover ricorrere ai registri elettronici. Che rappresentano quasi un atto di consulenza collettiva per alunni e genitori, finalmente adesso superato dal recupero del dovere e del piacere di vergare ciascuno con la propria mano, e sul proprio diario, il da farsi per il giorno dopo.
Ormai non si contano gli studi sui danni per la comprensione e per la comunicazione per generazioni disabituate a scrivere e, di conseguenza, a leggere (e viceversa). Neanche l’imprescindibile smartphone deve diventare il totem delle scuole, a cui sia impossibile abdicare per apprendere, che è il motivo elementare dell’obbligo scolastico.
Se per un po’ di ore al mattino gli alunni rinunceranno alle distrazioni e ai divertimenti del telefonino e si concentreranno sulle materie di studio e sull’importanza dello stare insieme, il beneficio sarà a un tempo personale e di classe. Classi di studenti più consapevoli e ancora capaci di ragionare con la propria testa, di affidarsi a ricerche con profondità -anziché al bignamino digitale di pronto soccorso-, di comprendere che lo spirito critico esige continuo confronto di idee. E che i telefonini passano, ma le idee restano. Specie se si impara fin da piccoli a scolpire la parola su carta e a giudicare un testo alla sua lettura. Perché la tecnologia aiuta a sviluppare queste doti umane, ma non le sostituisce. E comunque alcune scuole sperimenteranno anche progetti-pilota di “assistenti basati sull’intelligenza artificiale”. La modernità nella riscoperta delle tradizioni.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova