Non è una doccia gelata, perché l’Unione dei 27 Paesi è da più di due anni che vive in un contesto agghiacciante tra guerra e pace.
Ma certo è che, dall’aggressione dell’Ucraina ad opera di Vladimir Putin il 24 febbraio 2022, le parole del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, oggi lasciano il segno, e non solo perché pronunciate all’indomani dell’ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia. Fu lo sbarco che portò alla liberazione del Vecchio Continente da un altro conflitto scatenato da un altro invasore invasato. E si deve ancora a Biden l’esplicito paragone che ha fatto, per l’occasione, fra Putin di oggi e Hitler di allora. E il dovere riproposto “di fare come in Normandia”.
“Tutta l’Europa è minacciata dalla Russia, la posta in gioco è altissima”, ha detto il presidente americano.
E’ un concetto forte, ma non nuovo nell’Ue, che da tempo fornisce agli aggrediti ogni genere di aiuto possibile perché la popolazione possa difendersi, secondo una scelta geopolitica approvata all’unanimità.
A conferma che, quando il gioco si fa duro (di più: disumano), l’Europa cessa di essere un’espressione geografica e ritrova il senso della sua esistenza e dei suoi valori di libertà.
Ma se sulla diagnosi non ci sono equivoci (non prendere posizione tra aggressori e aggrediti equivarrebbe a parteggiare per chi aggredisce), sulla terapia per arrivare alla pace, cioè al traguardo anch’esso da tutti ricercato, le strade divergono, e non poco.
Emmanuel Macron è capofila di chi ritiene che l’Ue non possa contemplare una caduta di Kiev. Pur di impedirlo, il presidente francese manderà aerei caccia di quarta generazione -i Mirage 2000- e addestrerà piloti ucraini in territorio francese.
“Vogliamo formare una brigata francese in Ucraina”, ha annunciato Macron, pur escludendo l’invio di soldati. Ma più volte aveva ipotizzato, nel caso di sfondamento russo, l’invio di soldati Nato per aiutare gli ucraini a resistere.
Anche il governo della Gran Bretagna ha sposato la linea della resistenza a qualunque costo, sostenendo il diritto dell’Ucraina “di usare armi britanniche per attaccare obiettivi in Russia, se lo ritiene”, come disse il ministro degli Esteri, David Cameron.
Non dissimile la posizione del governo tedesco, ma sì quella dell’esecutivo italiano, contrario all’uso delle armi da noi fornite “fuori dall’Ucraina”, come ha precisato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Dunque, fin dove può arrivare il diritto all’autodifesa, ecco il punto chiave che divide i Paesi Ue. Mentre Putin torna a rievocare il nucleare, dicendo che non c’è bisogno di usarlo “per vincere in Ucraina”. Il Cremlino attacca, poi, la Francia: “E’ pronta ad entrare in guerra”.
Come evitare il crescendo dei rischi senza rinunciare a difendere l’Ucraina, e con l’obiettivo di far finire la guerra: ecco la sfida molto complicata che attende il mondo libero, ottant’anni dopo la Normandia.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova