Il maltempo nel Belpaese non è più un paradosso stagionale, ma una drammatica e consolidata realtà che le Istituzioni hanno il dovere di affrontare una volta per tutte. “Siamo di fronte a un altro terremoto come quello del 2012”, ha denunciato Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, la Regione in queste ore colpita in modo più grave da un diluvio davvero universale che ha stravolto il territorio e provocato già 9 morti, dispersi, migliaia di evacuati e danni ingenti. In sole due settimane è caduta la pioggia di sette mesi.
Il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, nell’annunciare l’ampliamento dello stato di emergenza che già era stato adottato dal consiglio dei ministri, cioè un aumento delle risorse a sostegno della popolazione costretta ad abbandonare le proprie abitazioni perché alla mercè di fiumi e torrenti esondati, ben 21 soltanto tra Rimini e Bologna, ora dichiara: “Entro un anno un piano nazionale sul dissesto, dobbiamo recuperare 80 anni di arretrato”. Meglio tardi che mai.
Ma prendiamo le parole del ministro come un impegno fatto a nome dell’attuale governo e di tutti i precedenti, accomunati dall’incapacità di realizzare ciò che pur sempre e pur tutti di volta in volta avevano promesso un minuto dopo le tragedie, e mai un minuto prima, ossia una lungimirante strategia per mettere i cittadini e i territori al riparo dalle piogge improvvise e torrenziali e dai lunghi periodi di siccità. Che sono i due rovesci della stessa medaglia raffigurata non solo dall’ormai conclamato cambiamento climatico, ma soprattutto dall’altrettanto evidente mancanza di una politica di prevenzione. Una prevenzione ambientale che vada oltre la sempre straordinaria impresa dei soccorritori: a fronte d’ogni calamità rischiano la loro vita per salvare quella degli altri. Una prevenzione che sappia selezionare le priorità del governo per l’Italia. E che impedisca ciò che invece sta necessariamente avvenendo, la chiusura delle scuole e di tratti di autostrada, il blocco dei treni e i ritardi dell’alta velocità, la sospensione del Gran Premio di Imola e tutto quanto in queste ore risulti doveroso per garantire la sicurezza delle persone. Con le gravi e ancora incalcolabili conseguenze economiche per tutti. Prevenire in tempo il maltempo significa anche investire oggi per non spendere molto di più domani. Significa salvare vite, che è l’investimento principale per un grande, seppur alluvionato Paese.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi